La Senatrice del Partito Democratico spiega ai nostri microfoni il valore di una riforma «che, senza esagerare, definirei storica» perché «tutela, nello stesso momento, sia l’esercente la professione sanitaria che il cittadino». Centrale il tema della formazione continua: «Un segno di civiltà: i professionisti si impegnano non solo per motivazioni lavorative, ma anche etiche, a mantenere alte le competenze»
Non è una legge sulla responsabilità medica. Quella da poco approvata in via definitiva dal Parlamento e che vede come relatore l’Onorevole Federico Gelli (PD) è una riforma che «riguarda tutti gli esercenti la professione sanitaria». In che modo lo fa ce lo spiega la Senatrice Annalisa Silvestro (PD), membro delle Commissione “Igiene e Sanità” e membro dell’IPASVI (Federazione Nazionale Collegi Infermieri professionali), di cui è stata anche Presidente. «Questa legge tutela, in un solo momento, sia il professionista sanitario che il cittadino, attraverso assicurazioni meno onerose per i primi e maggiori garanzie per i secondi». Centrale poi il tema della formazione continua: «Un segno di civiltà: i professionisti si impegnano non solo per motivazioni lavorative, ma anche etiche, a mantenere alte le competenze».
Senatrice, approvata in via definitiva la legge sulla responsabilità professionale in sanità. Una legge che ha chiaramente un impatto importante sul mondo della sanità italiana e che vede chiamate in causa anche le altre professioni sanitarie.
«Questa legge riguarda tutti gli esercenti le professioni sanitarie, ovvero tutti gli attori in gioco. Certo, sono i medici in particolare ad essere colpiti, in questa fase storica, dalle problematiche che la legge si prefigge di eliminare, ma il testo interessa davvero tutte le figure professionali, infermiere in primis, che è la professione più vicina e affine a quella medica. Per questo si tratta davvero di un evento di portata – forse esagero ma non credo di tanto – storica, perché mette davanti a tutto questioni fondamentali, come il rapporto con l’assistito, la serenità di esercizio e, soprattutto, il giusto riconoscimento ai cittadini che dovessero incappare in un evento avverso di quello che è loro diritti ricevere. In Senato ci abbiamo lavorato molto, abbiamo dedicato a questo testo molto del nostro tempo. Credo di aver fatto la mia parte proprio per far comprendere che, se era davvero necessario e utile andare in quella direzione, bisognava andarci coinvolgendo tutti i professionisti, perché ormai è evidente che, se vogliamo dare buone risposte ai cittadini nel campo sanitario, bisogna lavorare in squadra, e quando si lavora in squadra è bene che tutti siano responsabilizzati».
In questa legge, tra le tante cose importanti, ci sono due aspetti particolari: quello assicurativo, che dovrebbe cominciare ad assumere una forma sempre più regolata e normata, e quello della formazione, perché sarà obbligatorio per tutti i professionisti della sanità formarsi sul risk management. Si tratta di un argomento che era stato lasciato all’iniziativa individuale, mentre adesso verrà strutturato.
«Verissimo. Anche sulla questione assicurazioni si segna un punto decisamente positivo: l’obbligo assicurativo, che in quanto tale ha un fondo ad hoc, ha come obiettivo quello di smorzare l’attenzione che c’è su questo settore anche diminuendo i premi assicurativi. Ciò significa copertura per tutti, serenità per i cittadini e un esborso per i professionisti decisamente più contenuto. Altra cosa importante per quanto riguarda la parte assicurativa, è che le rappresentanze delle professioni potranno essere parte attiva nella ricerca del broker e quindi nella stipula delle assicurazioni, cosa che renderà ancora più vantaggioso per i professionisti trovare il tipo di assicurazione e premio adatto. Sulla partita del risk management, anche qui si tratta di una novità molto interessante perché finalmente viene reso evidente quanto la gestione di tutto quello che può produrre un rischio clinico assistenziale, un rischio organizzativo, sia importante e quindi meritevole di essere studiata e valutata. Ma non è finita qui, in quanto ci sarebbe anche da parlare di altre questioni, come della definizione delle buone pratiche, delle evidenze scientifiche. Insomma, tutta la legge ha un filo rosso conduttore che è di certo a sostegno della serenità operativa dei professionisti, ma è molto, molto orientata verso i cittadini attraverso un miglioramento dei nostri sistemi organizzativi per implementare l’offerta sanitaria».
Per concludere, lei citava il richiamo a linee guida e best practice. Per tutte le professioni sanitarie questo richiamo così netto nella legge implica anche un senso di responsabilità sulla formazione ECM.
«L’obbligo di formazione continua per tutti i professionisti sanitari è una grande indicazione di civiltà: siamo obbligati a fare manutenzione delle nostre competenze sanitarie, relazionarie, educative e così via. Tutto ciò è estremamente positivo perché significa che tutti i professionisti si impegnano anche eticamente a mantenere alte le competenze. Nel merito della legge, questo diventa, oltre che un obbligo giuridico e deontologico, anche ineludibile proprio per la necessità per ogni professionista di essere sempre aggiornato e informato sulle nuove pratiche, sulle evidenze scientifiche, su come si sta evolvendo il sistema clicnico, il sistema infermieristico, il sistema sanitario assistenziale in generale. Anche questo è un grande passo in avanti».