«La Legge 24 ha bisogno di stampelle solide per imparare a camminare, ecco che i decreti attuativi definiranno i contorni di una normativa già ottimale» così Paola Frati e Vittorio Fineschi, ordinari di Medicina Legale alla Sapienza, durante la due giorni romana di approfondimento in materia di risk
«Entro la fine del 2017 avremo i decreti attuativi» ne è sicuro l’Onorevole Federico Gelli rispetto alla Legge 24 sulla Responsabilità Professionale che, a suo dire, troverà compimento a brevissimo. «L’attesa è quasi finita – gli fa seguito Paola Frati, Ordinario di Medicina Legale dell’Università La Sapienza – il decreto attuativo che determinerà la svolta e che definirà uno degli aspetti della Legge ancora fumoso è quello delle assicurazioni».
E di assicurazioni, contenziosi e risk management se n’è discusso in occasione della due giorni romana di approfondimento sulla normativa caposaldo delle novità in materia di risk. «Con le nuove normative assicurative – prosegue la Professoressa Frati a margine del seminario sul rischio clinico organizzato alla Sapienza – speriamo di attirare nuovamente l’attenzione del mondo assicurativo anche nel nostro Paese: sappiamo che la crisi nel versante civilistico insieme ad un contenzioso esponenziale, ha allontanato negli ultimi anni molte compagnie assicurative italiane dal comparto sanità. Di conseguenza si sono verificati problemi seri non solo per i singoli professionisti (con premi vertiginosi e clausole vessatorie che non consentono di assicurarsi con serenità) ma le stesse strutture sono andate in auto-ritenzione, quindi gestiscono in proprio con la propria capienza, il momento del contenzioso e il rischio clinico. Spesso questa è una scelta obbligata, un salto nel buio, perché i premi sono troppo alti e le franchigie elevate».
«Serve un gruppo multidisciplinare integrato che consenta alle strutture di andare in auto-ritenzione non dico con serenità ma con giudizio e cognizione di causa» sottolinea la Professoressa riferendosi ad alcune realtà di consulenza che vanno incontro alle esigenze della struttura e degli operatori sanitari. «Una di queste è Sanità Sicura – prosegue – un gestore integrale di servizi per le strutture sanitarie pubbliche e private, che si occupa di garantire un servizio di identificazione e valutazione del rischio clinico, oltre che servizi di consulenza per l’identificazione della copertura assicurativa più adeguata alle reali esigenze della struttura e degli operatori sanitari».
«Indubbiamente il decreto più atteso è quello sulle assicurazioni» spiega Vittorio Fineschi, Ordinario di Medicina Legale all’Università Sapienza. «La Legge Gelli è un’ottima legge ma necessita di buone e solide stampelle per iniziare a camminare da sola. I perni della legge, se togliamo i primi 4 articoli sul rischio clinico, sono tutti centrati su linee guida e profili assicurativi. La massima aspirazione della legge è quella di portare le assicurazioni dentro un sistema da cui erano uscite rivitalizzando il ruolo delle società scientifiche che devono fornire gli strumenti di evidence based medicine, per poter costruire dei percorsi sia clinici ma anche medico-legali, cioè le valutazioni delle linee guida ai fini dei profili di responsabilità eventuali sugli esercenti le professioni sanitarie».
«Altro fondamentale tassello è lo stretto legame tra formazione e assicurazione» prosegue il Professore sottolineando che le assicurazioni vogliono garanzie e proprio per questo «chiedono, prima di poter capire se entrare in un’azienda sanitaria pubblica o privata, di conoscere l’organizzazione, la gestione del rischio e soprattutto le possibilità di prevenzione degli errori. In quest’ottica è ovviamente fondamentale il ruolo della formazione del medico: la preparazione rappresenta una garanzia, i premi cioè il corrispettivo economico che le aziende pagano è subordinato a questa prioritaria e preliminare valutazione. Cosa mi aspetto? Io mi aspetto sicuramente una nuova vita per le assicurazioni nell’ambito di responsabilità civile e medica. La legge prevede anche i sistemi misti, prevede che si possa ritenere il rischio all’interno delle aziende, prevede un ampio ventaglio di possibilità aperte e sfruttabile in varia misura. Insomma, riportare le assicurazioni a pieno titolo nel sistema significherebbe aprire quelle porte finora chiuse e aiuterebbe le aziende sanitarie, adesso ridotte al lumicino, ad avere più vantaggi e benefici».