Presentato al Senato il Ddl di riforma del 118: prevede organici propri e un sistema dipartimentale. Ma è scontro tra Balzanelli (SIS 118) e Manca (Simeu)
«Diciamo no alla frammentazione della sanità e chiediamo di ritirare il Disegno di legge di riforma del 118». «È una entrata a gamba tesa in un ambito che non gli appartiene». Il duello sulla riforma del 118 presentata dalla senatrice Cinque Stelle Maria Domenica Castellone e ora incardinato in Commissione Sanità al Senato non accenna a placarsi: da un lato la Società Italiana Sistema 118 guidata dal vulcanico Mario Balzanelli, ispiratore del Ddl n° 1715 oggetto di discussione, e da anni impegnato nella battaglia di riforma del sistema. Dall’altra la Simeu, Società italiana della medicina di emergenza-urgenza, guidata dal medico di Oristano Salvatore Manca e le altre associazioni che rappresentano i medici di Emergenza e Urgenza, come la FIMEUC di Fabiola Fini.
Il Ddl 1715 interviene in profondità nella gestione del sistema di emergenza territoriale, istituendo il SET 118 «finalizzato ad assicurare la gestione sul territorio delle emergenze e delle urgenze sanitarie». Gli conferisce una struttura su base dipartimentale con area di competenza provinciale, ed è costituito dalla Direzione provinciale del sistema, denominata «centrale operativa», che funziona da centro direzionale e di coordinamento dell’intero sistema 118, dalla sala operativa, con funzione di ricezione delle richieste di soccorso, di attivazione e di coordinamento degli interventi, e dalla rete delle postazioni di soccorso quali postazioni mobili e fisse.
Tutte le centrali operative del SET 118 saranno dotate di un efficace sistema di geolocalizzazione del chiamante con le tecnologie più avanzate (esigenza sentita dopo il caso di Simon Gautier, il giovane francese caduto in un dirupo durante un’escursione in Cilento e ritrovato senza vita 10 giorni dopo).
L’articolo 2 stabilisce anche i tempi massimi del soccorso: 8 minuti in territorio urbano e 20 minuti in territorio extra-urbano e prevede una postazione mobile di soccorso avanzato ogni 60mila abitanti in area urbana e ogni 100mila abitanti in area metropolitana «con a bordo un medico e un infermiere».
In base all’articolo 4 il personale, distinto da quello ospedaliero, deve essere stabilmente dedicato al servizio di emergenza territoriale con rapporto di lavoro a tempo indeterminato. I medici del SET 118 sono assunti mediante le procedure previste dall’accordo collettivo nazionale dei medici di Medicina Generale in possesso dell’idoneità all’emergenza per i medici convenzionati, e mediante le procedure concorsuali previste per la dirigenza medica. Anche gli infermieri dovranno avere una formazione professionale nell’area dell’emergenza. Per i mezzi mobili di soccorso il SET 118 si avvale di personale formato per le funzioni di autista soccorritore.
«L’idea – spiega Mario Balzanelli a Sanità Informazione – è quella di consegnare ai cittadini italiani un sistema dell’emergenza territoriale che sia moderno, perfettamente in grado di rispondere in un contesto tempo-dipendente alla pluralità delle situazioni cliniche nei confronti delle quali il 118 è chiamato istituzionalmente a rispondere. Un 118 che possa essere contattato direttamente dai cittadini in caso di emergenza sanitaria senza passare dal 112 come previsto dalle normative europee».
«Un 118 – continua il presidente del Sis 118 – che sia riconosciuto come macrostruttura dipartimentale, quindi a governo sanitario esperto di ruolo e non gestito da amministrativi nominati dalla politica con comitati di dipartimento che consentano a medici, infermieri e ad autisti soccorritori di essere partecipi dei principi di governance sia a livello provinciale che a livello regionale, quindi nel contesto di un governo clinico condiviso tra gli attori. Un 118 che abbia organici autonomi e che preveda indennità specifiche per personale medico infermieristico ed autista soccorritore per rischio biologico e rischio ambientale».
Di parere completamente opposto i medici dell’Emergenza e Urgenza che ritengono invece “obsoleto” e sbagliato il modello proposto dal Ddl incardinato al Senato. «Diciamo un no forte e chiaro alle proposte di ulteriore frammentazione della sanità e chiediamo che il Ddl 1715 venga ritirato» sottolinea il presidente della Simeu Salvatore Manca, che a Sanità Informazione elenca tutte le criticità di questo tipo di riforma: «Crediamo fermamente nel medico unico dell’Emergenza territoriale. L’obiettivo deve essere quello di puntare al superamento della dicotomia tra medico ed infermiere dell’Emergenza-Urgenza ospedaliero e quello territoriale e non generare ulteriore frammentazione».
Secondo Manca bisogna mettere fine alla possibilità di operare in regime di convenzione e tutti i medici assunti per l’emergenza sia extraospedaliera che ospedaliera «devono essere inquadrati nella disciplina di Medicina e Chirurgia di Accettazione e Urgenza». Manca contesta anche l’abolizione del numero 112, pure prevista dal Ddl, che «va contro le normative europee», e dice “no” ai «dipartimenti territoriali: serve al contrario uno stretto rapporto tra ospedale e territorio».
«È una invasione di campo sgradita, inaccettabile e assolutamente incoerente rispetto ai ruoli istituzionali perché i Lea inquadrano il 118 come sanità territoriale mentre il Pronto soccorso è organizzato dallo Stato» replica Balzanelli che rincara la dose: «È una entrata a gamba tesa degli ospedalieri in un ambito che non è di loro pertinenza. Confondono ad arte la disciplina giuridica del medico di Accettazione e Urgenza con l’autonomia gestionale e con il governo e gli organici dedicati di macrostrutture che sono diverse tra di loro: il 118 è gigantesco con organici di centinaia di unità operative. Solo io a Taranto ho 220 tra medici e infermieri dipendenti e con gli autisti soccorritori arrivo a 600 unità di personale».
«Forse – aggiunge ancora Balzanelli – ritenevano di annettere il 118 e sono stati spiazzati dal fatto che il 118 si organizza in una visione coerente con i suoi compiti istituzionali».
La riforma, però, non convince nemmeno la FIMEUC, Federazione Italiana Medicina di Emergenza-Urgenza e delle Catastrofi: «Siamo preoccupati per i contenuti obsoleti presenti nel Disegno di legge n. 1715 che sembra di fatto cristallizzare il sistema di Emergenza-Urgenza al modello di sistema delle origini, nato 30 anni fa, quando non esisteva ancora la specializzazione in Medicina d’Emergenza» sottolinea la presidente Fabiola Fini, che invece punta a un modello con un Dipartimento orizzontale mono specialistico «tarato su bacini di popolazione di 600mila-1.000.000 di abitanti. Un dipartimento dove insistono ospedali gerarchicamente organizzati nel modello Hub e Spoke con le UO di PS-OBI-Medicina di Emergenze-subintensive, le postazioni territoriali, eliambulanza e la CO 118, che diventa interaziendale laddove esistono altre aziende nello stesso bacino».
Aaroi-Emac, Acemc, Aniarti, Cosmeu, Siaarti, Siems, Siiet e Simeu hanno costituito un gruppo di lavoro che entro settembre produrrà una proposta alternativa al Disegno di legge all’esame al Senato. Il gruppo di lavoro si pone come obiettivo la proposizione e realizzazione dei seguenti punti:
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