Intervista esclusiva al senatore Piero Aiello: “Estendere il diritto anche a farmacisti, psicologi e veterinari”
In Italia, i medici ancora in attesa che lo Stato corrisponda loro la borsa di studio relativa agli anni di specializzazione, ad oggi sono più di 120mila. Si tratta dei camici bianchi che hanno frequentato una scuola post-laurea tra l‘82 e il ‘91 e tra il ‘94 e il 2006. Questi professionisti non hanno ricevuto quanto previsto da alcune direttive comunitarie, recepite con ritardo dallo Stato italiano, il quale ora rischia di dover sborsare circa 4 miliardi di euro complessivi. Sanità Informazione segue da tempo l’argomento e, dopo aver documentato la presentazione, avvenuta lo scorso luglio, del disegno di legge relativo agli specializzandi ’82-’91, oggi intervista il senatore Piero Aiello, membro della commissione Igiene e Sanità di Palazzo Madama che, insieme ad altri colleghi di commissione, segue da vicino l’iter di un nuovo Ddl che dovrebbe rappresentare, anche per gli specializzati 1994-2006, che abbiano precedentemente fatto ricorso, un buon compromesso tra la tutela dei diritti dei medici danneggiati e quella delle casse pubbliche. Un impegno parlamentare confermato anche in una fase di assestamento per il governo del Paese.
Senatore Aiello, qualche mese fa il Parlamento ha cominciato ad occuparsi, con un importante disegno di legge, del caso dei rimborsi non corrisposti dallo Stato ai medici per gli anni di specializzazione.
Quello dei rimborsi è un diritto sacrosanto per tutti i colleghi: sia per quelli che hanno seguito corsi di specializzazione tra l’82 e il ‘91, di cui ci stiamo occupando da tempo, sia per quelli che lo hanno fatto tra il 1994 e il 2006. In questo momento in Parlamento stiamo lavorando affinché questo diritto sia garantito anche a coloro che si sono specializzati dopo il 1991. Dico di più: sono convinto che questo diritto debba essere esteso anche alle altre specializzazioni del mondo sanitario, come farmacisti, psicologi, veterinari, e insomma a tutti i professionisti che si sono specializzati e non hanno ricevuto alcuna indennità.
Lo Stato deve prendere atto di ciò che accade.
È una situazione paradossale: innanzi tutto, lo Stato rischia di dover sborsare cifre astronomiche per pagare interessi su interessi; in secondo luogo, occorre prendere atto del fatto che a molti colleghi non viene garantito un diritto riconosciuto dall’Unione Europea, e così non può andare. Abbiamo ritenuto giusto formulare una proposta sensata: una transazione che possa garantire sia il diritto dei professionisti che le esigenze di contenimento della spesa da parte dello Stato. Siamo molto fiduciosi che tutto andrà per il verso giusto, anche perché sia il ministro della Salute Lorenzin che il sottosegretario Fadda stanno seguendo la vicenda con grande attenzione.
Arrivano quasi ogni mese notizie di rimborsi milionari: migliaia di medici che attraverso azioni collettive, guidati e tutelati da importanti associazioni mediche, ottengono quanto loro spetta. Un rischio di esborso enorme, cui lo Stato deve far fronte.
Non c’è dubbio, e noi spingeremo molto su quest’aspetto. C’è già forte attenzione da parte del governo, ma noi politici abbiamo il dovere di continuare ad insistere in quanto amministratori e in quanto legislatori: è una nostra responsabilità nei confronti dello Stato e del Parlamento, ma soprattutto verso i cittadini che si sono visti depauperati di prerogative sacrosante.
A che punto è l’iter istituzionale di questo nuovo disegno di legge?
L’iter va avanti. Sia io, in qualità di capogruppo di NCD, sia gli altri membri della commissione Igiene e Sanità e la sua presidente, la senatrice De Biasi del PD, siamo molto fiduciosi e fortemente impegnati sul tema.