Lavoro e Professioni 16 Luglio 2021 17:45

Ritratto di Massimo Tortorella, fondatore di Consulcesi: «La mia fortuna? La curiosità»

Dal Centro studi universitario fondato con 10 milioni di lire prestati dal fratello alla nascita dell’azienda di riferimento in ambito legale e formativo per i professionisti sanitari, la storia dell’imprenditore che presenta il suo secondo libro: “Capitale Digitale”

Ritratto di Massimo Tortorella, fondatore di Consulcesi: «La mia fortuna? La curiosità»

Massimo Tortorella è noto, nel settore sanitario e non solo, come fondatore e presidente di Consulcesi. Meno nota, probabilmente, la sua storia imprenditoriale. Un self-made man come dicono Oltreoceano, non partito dal box sotto casa come si usa fare nella Silicon Valley, ma quasi. A 24 anni, fresco di laurea in Giurisprudenza, ha chiesto in prestito al fratello 10 milioni di lire e ha messo su, vicino all’università Sapienza di Roma, un Centro studi universitario per aiutare gli studenti a preparare gli esami. Pochi metri quadrati arredati con mobili usati. Poi intuizione, fortuna e curiosità lo hanno portato a fondare un’azienda che oggi, 25 anni dopo, ha sedi in quattro Paesi, conta 600 dipendenti ed è un punto di riferimento legale e formativo per medici e professionisti sanitari di tutta Italia.

Massimo Tortorella, dal Centro studi universitario ai ricorsi contro il test di Medicina

L’occasione per raccontarci la sua storia è la presentazione del suo secondo libro, “Capitale Digitale” (Paesi Edizioni). «In realtà è una storia quasi banale – esordisce Massimo Tortorella -. All’università vendevo dispense per mantenermi durante gli studi, poi è nata l’idea del Centro studi universitario. La prima vera svolta è arrivata insieme a due studenti di Medicina che non avevano superato il test di ammissione ma avevano fatto ricorso al Tar. Vidi subito un’opportunità interessante, andai da mio fratello (l’altro, che era avvocato, non quello che mi aveva prestato i 10 milioni), studiò le carte e mi disse che effettivamente si poteva provare a fare dei ricorsi. Allora scrissi su un foglio di carta “Non hai superato il test di Medicina? Chiama questo numero” e, grazie all’aiuto degli amici del mare, che venivano da tutta Italia, distribuimmo migliaia di volantini in tutte le università. Mi chiamarono 10.000 aspiranti medici. In poco tempo mi trovai dal non avere nulla ad avere un patrimonio importante».

In quel momento nacquero alcuni dei filoni principali che hanno contraddistinto la storia di Tortorella e di Consulcesi: i ricorsi contro il test d’ammissione alla facoltà di Medicina, che vengono intentati tuttora, la consulenza legale telefonica, che continua ad essere uno dei servizi più apprezzati dagli iscritti a Consulcesi Club, e la nascita del primo database: «Già allora credevo fermamente che Internet e il digitale sarebbero stati il futuro. All’inizio contattavo i possibili clienti sfogliando gli elenchi telefonici. Poi li convinsi ad aprirsi una e-mail. Salvai tutti i dati in un semplice foglio excel e creai la prima banca dati, l’embrione di quella che oggi è probabilmente la banca dati più importante della sanità italiana».

Le cose però, per quei ragazzi, non andarono subito nel verso giusto: «Vincemmo il ricorso al Tar, si iscrissero tutti a Medicina, ma poi il Consiglio di Stato ci diede torto e furono tutti buttati fuori dalle università. Il giorno dopo fui accolto in ufficio da centinaia di genitori che, com’è immaginabile, erano particolarmente arrabbiati. Dovevo trovare una soluzione. Anche in questo caso in modo fortuito, incontrai l’onorevole Roberto Manzione, gli spiegai la situazione e mi propose un disegno di legge che passò. Le posizioni di quegli studenti furono quindi sanate. Quegli stessi genitori poco prima sul piede di guerra tornarono da me per ringraziarmi. E visto che molti erano medici, mi parlarono di un altro problema che avrei potuto tentare di risolvere: il rimborso di quanto non avevano percepito durante gli anni della scuola di specializzazione».

Le cause degli ex specializzandi

È da lì che nasce la vera fortuna di Consulcesi, ancora oggi nota per le cause degli ex specializzandi: quei medici, cioè, che hanno frequentato la scuola di specializzazione tra il 1978 ed il 2006 senza ricevere il trattamento economico previsto dalle direttive europee. Cause collettive contro lo Stato che si trascinano tuttora, tra giurisprudenza ribaltata, lungaggini amministrative, interventi politici e, infine, oltre mezzo miliardo di euro riconosciuto ai camici bianchi tutelati da Consulcesi.

«È stata, e continua ad essere, la nostra battaglia principale, che ci ha consentito di crescere, di farci conoscere in tutta Italia, di aprire sedi all’estero e di diversificare le nostre attività. Ed è anche stata la conferma delle tante opportunità offerte dal digitale, che racconto nel mio libro “Capitale Digitale”. Contattavamo sul web i medici, loro iniziavano a trovarci su internet. Quella banca dati di 10.000 nomi arrivò a contare 100.000 contatti e arrivammo a tutelare oltre 150.000 medici».

La formazione ECM

Quindi l’idea di creare un Club per offrire a questi clienti un pacchetto con tutti i servizi di cui potessero avere bisogno per la propria professione, tutti esclusivamente digitali, a partire dalla formazione ECM: «Puntammo tutto sulla formazione a distanza, che crediamo essere estremamente utile e comoda per consentire a medici e professionisti sanitari di colmare la propria formazione. Abbiamo sempre investito sulla qualità dei nostri corsi, e adesso offriamo il catalogo più grande che c’è in Europa, con oltre 250 corsi FAD, sfruttando le tecnologie più innovative presenti sul mercato: dalla realtà aumentata al paziente virtuale fino alla certificazione della formazione su Blockchain».

Cosa aspettarsi dal futuro, allora? «Il mondo della sanità cambierà radicalmente – risponde Massimo Tortorella – e cambierà l’approccio professionale di chi lavorerà in questo settore. 20 anni fa, quando iniziammo con “l’avvocato telefonico”, molti ritenevano che fosse impensabile lavorare per un cliente senza averlo mai incontrato fisicamente. Oggi per la sanità si parla tanto di telemedicina, di cure a distanza, di interventi chirurgici possibili solo grazie a robot, di farmaci estremamente innovativi, di applicazioni che consentono di monitorare costantemente il proprio corpo e la propria salute. È necessario che la sanità vada in questa direzione non solo per i risparmi che ne deriverebbero per il Servizio sanitario nazionale, ma anche per riuscire ad assicurare assistenza a persone sempre più longeve. Ecco, sarà proprio questa la sfida del futuro: vivere più a lungo ma stando bene».

 

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