Quattro punti per ripensare le RSA e rilanciare l’assistenza domiciliare per gli anziani e i soggetti più fragili
Le organizzazioni sindacali hanno concordato che «l’epidemia COVID-19 ha posto il Servizio Sanitario Nazionale di fronte a nuove sfide e alla necessità di un rafforzamento dei servizi sanitari e sociosanitari pubblici attraverso investimenti in specie per personale a tempo indeterminato e tecnologie sanitarie».
In particolare l’accordo prevede «l’immediato avvio della apertura programmata di RSA pubbliche per riequilibrare il rapporto attuale tra pubblico e privato accreditato». Un settore, quello delle RSA balzato tristemente agli onori della cronaca per i numerosissimi focolai e purtroppo per i molti decessi avvenuti in Italia.
Il più recente report dell’Istituto Superiore di Sanità, sul contagio COVID- 19 nelle strutture residenziali e sociosanitarie, ha rilevato che nelle RSA in Italia sono deceduti 9.154 anziani ( 3793 in Lombardia, 1658 in Piemonte, 1136 nel Veneto, 640 in Toscana, 639 in Emilia, 158 nel Lazio).
In questo contesto CGIL CISL UIL insieme alle categorie dei pensionati, della funzione pubblica e dei medici da tempo hanno chiesto un potenziamento e riqualificazione dei servizi domiciliari, residenziali e semiresidenziali per gli anziani, per i cittadini non autosufficienti e disabili.
Oggi c’è bisogno di «un nuovo modello che dia risposta ai bisogni di salute e assistenza dei soggetti più fragili mettendo al centro la dignità delle persone e la qualità dei servizi e del lavoro».
«Un nuovo sistema in cui i servizi siano veramente integrati con la presa in carico e dove l’ingresso in una RSA possa essere una soluzione transitoria e non definitiva nel percorso di cura degli anziani».
«Luoghi di lavoro normali dove vengono rispettati gli standard organizzativi, i lavoratori smettano di essere precari e vengano remunerati come gli altri operatori del SSR, dove a regime operi il sistema dei controlli e le cui attività ispettive attuali vengano implementate. Ma soprattutto luoghi della collettività».
Pertanto la Regione Lazio con CGIL CISL UIL insieme alle rispettive categorie dei pensionati, della funzione pubblica e dei Medici hanno concordato su alcune azioni da intraprendere immediatamente per ripensare le RSA e rilanciare l’assistenza domiciliare per gli anziani e i soggetti più fragili:
«Al fine di dare piena applicazione ai contenuti del presente accordo viene istituito un tavolo permanente composto dall’Assessorato alla Sanità, l’assessorato alle Politiche sociali della Regione Lazio e le organizzazioni sindacali firmatarie del presente protocollo».
Il tavolo permanente verrà convocato periodicamente dalla Regione o su richiesta specifica dalle organizzazioni sindacali.
Per la Cisl hanno sottoscritto l’accordo il segretario confederale del Lazio Enrico Coppotelli che ha guidato la delegazione formata dal segretario della Funzione Pubblica Roberto Chierchia, dal segretario della federazione pensionati Paolo Terrinoni, e dal segretario della Cisl Medici Luciano Cifaldi.