Due ginecologi assunti al San Camillo di Roma tramite un concorso della Regione Lazio destinato soltanto a chi non vuole fare obiezione di coscienza. Il Presidente della Regione: «Il bando non esclude gli obiettori». Senatori Cirinnà, Lo Giudice e Lumia: «Zingaretti ha aperto una strada giusta»
«Il bando non esclude gli obiettori. Semplicemente esplicita chiaramente la funzione che si deve svolgere quando si è assunti e che ovviamente sarà parte del contratto» dichiara a La Repubblica il Presidente della Regione Nicola Zingaretti, sulla polemica nata dall’assunzione di due ginecologi per L’Ospedale San Camillo di Roma attraverso un concorso finalizzato al servizio di interruzione volontaria di gravidanza. «Gli obiettori sono il 78%. In questo modo il rischio è inverso a quello segnalato da chi si oppone al bando: e cioè che il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza sia nei fatti quotidianamente negato alle donne» spiega il Presidente.
«Zingaretti ha aperto una strada giusta» commentano i senatori del Pd Monica Cirinnà, Sergio Lo Giudice e Beppe Lumia, componenti della Commissione Giustizia. «Abbiamo già pronto un disegno di legge per regolamentare la riserva concorsuale per i medici non obiettori. Abbiamo intenzione di presentarlo al più presto e di chiederne la rapida calendarizzazione». «La legge sull’obiezione di coscienza – precisano gli esponenti dem – non è in discussione e viene ampiamente attuata, tanto è vero che in Italia 7 medici su 10 sono obiettori. Prevedere una riserva concorsuale non significa operare una discriminazione, ma dare piena attuazione alla legge 194, attraverso una procedura per assumere le persone giuste al posto giusto, come avviene normalmente in altri settori. E’ da un anno che diciamo che serve una legge nazionale per disciplinare concorsi come quello bandito al San Camillo».
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