Quali sono le prospettive future della sanità internazionale, e come rispondere alla sfida della sostenibilità del Ssn? Una risposta arriva dal report della sezione Giovani dell’Associazione Italiana Ospedalità Privata
Quali sono le prospettive future della sanità internazionale, e come rispondere alla sfida della sostenibilità del servizio sanitario nazionale? Una risposta arriva dal report “Le sfide di oggi per la sanità di domani: l’evoluzione delle modalità di finanziamento dei sistemi sanitari nazionali”, realizzato da AIOP (Associazione Italiana Ospedalità Privata) Giovani in collaborazione con l’Universita’ Cattolica del Sacro Cuore.
Presidente Miraglia, qual è il percorso che AIOP Giovani intende intraprendere, e dove volete arrivare?
«Siamo arrivati al secondo capitolo di un progetto che dura tre anni e che si concluderà a maggio, quando AIOP Giovani farà una sua proposta con una tesi anche un po’ provocatoria per pensare al futuro del Servizio sanitario nazionale italiano. Da dove pariamo? Noi siamo partiti l’anno scorso mettendo insieme i focus dei trend applicati verso visioni del futuro di otto Paesi, che sono Spagna, Inghilterra, Stati Uniti, Canada, Francia, Germania e Svezia. Abbiamo guardato attraverso alcun indicatori le cure da qui al 2030. I risultati sono stati molto interessanti. Siamo partiti da un discorso di mutamento epidemiologico della popolazione nelle economie più evolute, in cui si registrano un invecchiamento sempre più forte della popolazione e il conseguente aumento di malattie croniche. Chiaramente dobbiamo mettere insieme questi elementi per dargli il giusto costo a livello di cure. Chiaramente, si è visto che sono questi Servizi nazionali così organizzati a funzionare, sia oggi che domani. Parlo dei servizi che stanno separando il soggetto finanziatore e quello che eroga il servizio. Sono quelli dove si ha un accesso alle cure più snello, più semplice, e sono quelli dove si stanno creando nuovi livelli di finanziamento. Poi siamo arrivati ad oggi, dove forse un tema ancora più interessante è quello del controllo della spesa e del finanziamento nel quale mettiamo appieno anche le analisi del primo report. Ci siamo accorti che oggi il mondo è cambiato. Anche lo spostamento tra i vari transfrontalieri alla ricerca di cure, ma anche di migrazione tra gli stessi professionisti».
Quali altre sfide riserva il futuro?
«Il futuro ci pone anche un cambio nel tipo di remunerazione. Si andrà oltre la quota capitale sulla remunerazione della prestazione e si andrà più che altro su una remunerazione relativa al valore della cura, ovvero quel che si chiama in gergo “Valued Based Healthcare”: il giusto prezzo per la giusta cura. Tutto ciò sta già partendo con i farmaci o con lo sharing o con altri nuovi finanziamenti moderni. Ma questo è il futuro. Ma il futuro è anche capire che se vediamo i dati, la spesa pubblica aumenta ma con trend non più così alti. Vediamo anche che la spesa ospedaliera in molti paesi si sta stabilizzando o sta decrescendo grazie all’innalzamento della spesa ambulatoriale e della spesa complessiva con l’out of pocket. Tutto questo ci fa pensare, ci fa capire che l’ospedale deve entrare sempre di più nel territorio e non escludersi anche dalle cure croniche, ma “intromettersi” facendo rete anche con un accesso dei cosiddetti “gate keeper”, che oggi sono i medici di base e nel futuro bisognerà vedere. Bisognerà dunque aumentare l’accesso alle cure e dare risposte più veloci al territorio».