Cgil, Cisl e Uil: «Non escludiamo sciopero nazionale se la sigla definitiva del contratto continuerà a mancare»
Continua la protesta degli oltre centomila lavoratori della sanità privata accreditata, che da 14 anni attendono il rinnovo del contratto nazionale. A nulla è servita la manifestazione dello scorso 5 agosto davanti a Montecitorio. Il prossimo appuntamento è per il 24 agosto, giornata di mobilitazione nazionale, davanti alle Prefetture di tutto il Paese. Il 31, poi, saranno organizzati presidi e assemblee in tutte le strutture Aiop e Aris.
Ma Cgil, Cisl e Uil promettono mobilitazioni e proteste «giorno dopo giorno», richiamando «alle responsabilità i datori di lavoro» e confrontandosi «con le istituzioni in ogni modo possibile per fermare questa ignobile vergogna». E non è da escludere uno sciopero nazionale, che «sarebbe un altro, enorme sacrificio per i lavoratori», ma «inevitabile se la sigla definitiva del contratto continuerà a mancare».
A parlare, in una nota, sono Giancarlo Cenciarelli, Roberto Chierchia e Sandro Bernardini, segretari generali di Fp Cgil Roma e Lazio, Cisl Fp Lazio, Uil Fpl Roma e Lazio. «L’unica “vacanza” dei lavoratori e lavoratrici della sanità privata accreditata è quella del contratto nazionale. I veri assenti sono i datori di lavoro: e con la loro assenza, mancano le responsabilità, il rispetto dei diritti e della dignità di chi muove e fa rendere operative e remunerative le loro strutture. Prestando servizio pubblico a milioni di cittadini. Quel che non è mai mancata, invece, nell’ordinario come nell’emergenza, è la dedizione e la professionalità di ogni operatore sanitario».
Più di due mesi fa si era giunti ad una preintesa tra Aiop e Aris, le associazioni che rappresentano la stragrande maggioranza delle strutture sanitarie private che operano in accreditamento col sistema pubblico, e le sigle sindacali. Ma poi non si è arrivati alla firma definitiva. «Abbiamo parlato di vergogna, di fuga dalle responsabilità, di gioco al rialzo, con risorse pubbliche, sulla pelle di migliaia di persone – continuano i sindacalisti -. Persone che hanno vissuto oggettive difficoltà durante l’epidemia Covid, come ogni operatore sanitario, pagando ancora di più dei colleghi del pubblico i rischi della non completa attuazione delle misure di sicurezza, le minacce di licenziamento, la collocazione in FIS, la riduzione o annullamento dei premi di risultato».
«Non siamo stanchi di lottare, e non lo sono le lavoratrici e i lavoratori della sanità privata. Le istituzioni devono arginare i ricatti degli imprenditori e porre maggiori regole e più vincolanti condizioni per gli accreditamenti, nel solco di quanto già condiviso: stesso lavoro, stesso salario, stessi diritti per i lavoratori, in un sistema complessivo di servizi sanitari misto, pubblico e privato, che lasci sempre e comunque il timone e la prevalenza nella gestione al pubblico. Perché pubbliche, ovvero di ogni cittadino, sono le risorse che sostengono l’intero sistema, e pubblici sono i servizi alla salute che devono essere garantiti», concludono i sindacalisti.