Flash mob all’Isola Tiberina. «Vogliamo che i cittadini conoscano e condividano le ragioni delle migliaia di lavoratrici e lavoratori che da oltre 12 anni aspettano un nuovo contratto»
I 25.000 lavoratrici e lavoratori della sanità privata accreditata del Lazio tornano ad alzare la voce, infiammati dopo l’ennesima presa in giro delle parti datoriali, Aris Aiop, che hanno ancora negato la parte di risorse necessaria a un dignitoso quanto irrinunciabile rinnovo del contratto, atteso da 12 anni, portando alla rottura del tavolo di trattativa nazionale.
«Ci faremo sentire, con un serratissimo calendario di iniziative nei posti di lavoro: volantinaggi, bandiere e striscioni che renderanno evidente a tutti le ragioni della protesta». Così i segretari generali di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl Roma e Lazio Natale di Cola, Roberto Chierchia e Sandro Bernardini, che aggiungono: «Il fitto calendario di iniziative (per ora programmato fino al 25 marzo, a cui si aggiungeranno tanti altri appuntamenti a seguire) interesserà le tante strutture private di Roma e del Lazio e ci vedrà in presidio sotto le sedi Aris e Aiop, rispettivamente il 19 e il 22 marzo prossimi».
«Le nostre azioni – proseguono i Segretari Generali di Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl – saranno evidenti a tutti, perché tutti i cittadini, chiunque di noi fruisce di servizi pubblici alla salute, senza distinguere se le proprietà sono pubbliche o private, devono conoscere le disparità e le condizioni di lavoro di chi a differenza dei lavoratori delle aziende pubbliche, non ha ancora ottenuto il rinnovo del contratto. È una vergogna: da sempre chiediamo che le parti datoriali facciano la loro parte, come da sempre abbiamo interessato la politica regionale a sostenere in Conferenza Stato Regioni tutte le azioni necessarie per portare a termine le trattative. Non basta aver ottenuto piccoli anche se importanti progressi a livello regionale, in termini di regole sui contratti applicati e disciplina delle RSA, se le proprietà continuano a proporre un rinnovo a zero euro».
«Dobbiamo uscire – concludono Di Cola, Chierchia e Bernardini – dalla logica secondo cui il pubblico debba solo sostenere i costi, mentre i profitti restano in capo alle strutture private. Chi contribuisce ad erogare – con finanziamenti pubblici – servizi universali, deve riversare nella filiera, a partire dal lavoro, una parte del suo guadagno. E sostenere con responsabilità un avanzamento di tutele e riconoscimento professionale per chi lavora per loro. Spesso ancora oggi con contratti pirata, precariato, e condizioni di lavoro massacranti. Se continueranno a mancare sbocchi positivi alla vertenza, arriveremo anche a un nuovo sciopero. Questa è e deve essere una battaglia di tutti: delle lavoratrici e dei lavoratori, ma anche di tutti i cittadini che ogni giorno entrano in queste strutture per tutte le prestazioni sanitarie di cui hanno bisogno».