6mila borse ancora insufficienti a fronte di oltre 13mila candidati. Il vice-presidente del SIGM, Andrea Silenzi: «La pressione sul MIUR è servita per il concorso. Ora lavoriamo sulla programmazione».
Partite le selezioni per l’accesso alle Scuole di Specializzazione. Da questa mattina e per tutta la settimana, oltre 13mila giovani medici cercheranno di conquistare le 6mila borse di studio messe a disposizione.
Le prove sono iniziate evitando di ripetere gli errori tecnici che lo scorso anno avevano generato critiche, polemiche e soprattutto valanghe di ricorsi. Non sono mancate però le polemiche per i quesiti e le criticità organizzative. Situazioni sulle quali il SIGM, la principale associazione di riferimento per i Giovani Medici, ha già posto l’attenzione. Ma l’associazione vede già il bicchiere mezzo pieno, considerando produttivo lo sforzo fatto – insieme a tante altre realtà del mondo medico-sanitario – nel corso di questi mesi. Una pressione costante che ha portato ad ottenere dal MIUR maggiori garanzie sul regolare svolgimento delle prove. Resta però l’incognita del futuro dei camici bianchi, stretti tra i continui tagli alla sanità ed una programmazione carente, come ha fatto notare il vicepresidente nazionale del SIGM, Andrea Silenzi, ai microfoni di Sanità informazione.
Appena conclusa la prima giornata di prove per l’accesso alle scuole di specializzazione, quali sono i primi feedback che arrivano alla vostra associazione?
«Sembra che le criticità riscontrate lo scorso anno siano state evitate, anche grazie ad una attenzione pressante da parte della nostra Associazione, ma anche di tutte le altre organizzazioni che hanno spinto affinché ci fosse massima attenzione in questo momento che, di fatto, decide della vita professionale dei giovani medici. Fortunatamente sono state evitate criticità organizzative. Certo, alcuni malumori sono stati registrati in merito alla natura delle domande: nonostante la sbandierata modifica al regolamento del Ministero, sembrerebbe che la prova generale fosse molto orientata sul lato pre-clinico, nonostante si fosse annunciato il contrario. Questa è stata la maggiore criticità. Speriamo inoltre che le forze dell’ordine, presenti grazie alla circolare concordata dal Miur e dal Ministero degli Interni, possano garantire presìdi fissi in aula».
Si è arrivati a questa prova sotto pressione, dopo mesi di proteste, manifestazioni al Miur e lettere aperte al Ministro Giannini. Dopo questi giorni di concorso bisogna, forse, guardare più avanti e intervenire a monte sulla programmazione…
«“Programmazione” è la parola chiave di tutto ciò che riguarda il mondo dei giovani medici. Senza, tutto ciò che stiamo facendo in questi giorni, ovvero lavorare perché il concorso dia la possibilità di accedere al post-laurea a migliaia di giovani medici, è strettamente collegato alla pianificazione quantitativa e qualitativa delle risorse umane che da qui ai prossimi anni dovranno garantire la tutela della salute dei cittadini. In un momento di blocco del turn over e in cui, contando anche gli accessi in esubero e tutte le criticità derivanti dal numero programmato, c’è difficoltà a sapere quanti saranno gli immatricolati a Medicina, è proprio alla programmazione che va data la massima attenzione. Dobbiamo ritornare a presidiare quello che abbiamo perso e che i cittadini rischiano di scontare sulla propria pelle non trovando giovani medici specialisti nelle strutture pubbliche. Ma soprattutto non c’è chiarezza sulla vocazione: sono più di 60mila i candidati all’accesso ai corsi di laurea, un numero spropositato. Bene quindi l’iniziativa del Ministero di fare dei test psicoattitudinali alle scuole superiori, è una delle strade per garantire una corretta programmazione».