Formazione sul campo e nuovi contratti, la soddisfazione del SIGM: “Finalmente allineati all’Europa”
Sul decreto di riordino delle Scuole di Specializzazione in Medicina è arrivata, pochi giorni dopo la firma del ministro Giannini, la controfirma del ministro alla Salute Beatrice Lorenzin.
Dopo il caos dell’ultimo concorso e le proteste legate al test per la selezione, via libera alla riduzione della durata per un terzo dei percorsi formativi: nessuna Scuola – a partire dal prossimo anno accademico – durerà più 6 anni, ma al massimo 5. E si procederà anche all’accorpamento di alcune Scuole e, in alcuni casi, come Medicina Aerospaziale e Odontoiatria clinica generale, si arriverà alla loro eliminazione. In totale ne resteranno attive 55.
L’obiettivo è quello di ottenere più borse di studio e di consentire ai giovani medici di completare la propria preparazione più in fretta. Il nuovo decreto, inoltre, lascia molto più spazio alla “formazione sul campo”, favorendo la pratica rispetto alla teoria: è previsto, infatti, che almeno il 70% delle attività formative dovranno essere dedicate allo svolgimento di attività pratiche e che le stesse potranno essere espletate non solo nelle università, ma anche nei presidi ospedalieri e nelle strutture territoriali del Servizio sanitario.
Grande soddisfazione espressa da SIGM, il Segretariato dei Giovani Medici, su quella che – almeno sulla carta – sembra essere la riforma sperata da anni. Un riordo in grado finalmente di allineare la formazione medica specialistica agli standard europei “rendendo i percorsi formativi più funzionali e consentendo l’accesso al mondo del lavoro in tempi più brevi. Adesso, però, bisognerà lavorare sull’applicazione della riforma presso ciascuna università”. Un cauto ottimismo, invece, sulla parte relativa ai fondi di finanziamento per centinaia di contratti di formazione specialistica aggiuntivi.
“A tal proposito – continuano i Giovani Medici – ci riserviamo di prendere visione della versione finale del provvedimento prima di esprimere un giudizio compiuto su quanto tradotto nel Decreto. In ogni caso, confidiamo nella disponibilità della CRUI (la Conferenza dei Rettori delle Università Italiane, ndr) e della comunità accademica ai fini della implementazione anche di tale aspetto”.