Il Mur ha pubblicato il decreto tanto atteso: rispetto allo scorso anno oltre 5mila borse in più. Epifani (Smi): «Aumentate le borse ma anche i candidati al test d’ammissione per le scuole di specializzazione. Non è stato risolto il problema dell’imbuto formativo»
Saranno 14.455 le borse di specializzazione per l’anno accademico 2020/2021: ben 5mila in più rispetto alle 8.920 dello scorso anno. È quanto disposto dal decreto pubblicato dal Ministero dell’Università e della Ricerca a una settimana dal test di ammissione dei medici alle scuole di specializzazione che si terrà il prossimo 22 settembre.
Nello specifico, come stabilito dal decreto, 13.400 borse saranno finanziate dallo Stato, 888 dalle regioni e 167 da enti pubblici e privati. È opportuno ricordare che 39 borse sono riservate ai militari e 486 al SSN. Il Mur ha specificato anche i requisiti per poter concorrere all’assegnazione dei contratti aggiuntivi.
Proprio ieri il Sindacato dei Medici Italiani (Smi) aveva sollecitato la pubblicazione dei posti disponibili e delle sedi per ciascuna scuola di specializzazione in una lettera indirizzata al Ministro dell’Università Manfredi e al Governo.
Delia Epifani – Responsabile Nazionale Formazione e Prospettive dello Smi – ha dichiarato a Sanità informazione: «C’è stato un aumento di borse, è vero, ma per una serie di circostanze, prime fra tutte la laurea abilitante, è salito vertiginosamente il numero dei partecipanti previsto sui 26mila concorrenti. Lo sforzo è stato tanto, lo ammettiamo – ha continuato Epifani -, ma sono aumentati a dismisura i candidati quindi non è stato risolto il problema dell’imbuto formativo».
La lista di problematiche su cui c’è ancora da lavorare è lunga: «Persiste una disparità importante tra la formazione in medicina generale e quella specialistica – ha evidenziato Delia Epifani – e il triennio della medicina generale non è iniziato. La pandemia ha amplificato i problemi che già c’erano mettendo in luce quello che non va – ha sottolineato Epifani -, gli specializzandi hanno un ruolo cruciale negli ospedali e i medici in formazione in medicina generale sono stati fondamentali all’interno delle Usca nella gestione domiciliare dei pazienti Covid positivi. L’impegno dei giovani medici non sempre viene ripagato – ha concluso – e non sappiamo qual è il futuro che ci aspetta».
Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato