Lavoro e Professioni 18 Giugno 2021 10:09

Se la pandemia diventa un’endemia. Ecco come il 118 si prepara ad affrontarla

La Società Italiana Sistema 118 ha redatto la seconda edizione delle “Linee di indirizzo in tema di contrasto al Covid-19”. Il presidente Balzanelli: «Incrementare DPI, ambulanze e personale qualificato. Istituire postazioni del 118 davanti ai pronto soccorso Covid. Garantire vaccinazioni e screening periodici ai professionisti»

di Isabella Faggiano
Se la pandemia diventa un’endemia. Ecco come il 118 si prepara ad affrontarla

«La probabile traiettoria per il SARS-CoV-2 è di diventare endemica con dei focolai stagionali a causa della diminuzione dell’immunità naturale, della copertura globale insufficiente dei vaccini e/o dell’emergere di nuove varianti non controllate dai vaccini attuali». È l’avvertimento lanciato dal panel internazionale di 26 esperti al Global Health Summit, il 21 maggio scorso. Ed è per prepararsi a questa eventualità che la Società Italiana Sistema 118 (SIS 118) ha redatto la seconda edizione delle “Linee di indirizzo in tema di contrasto al Covid-19”.

«Il documento nasce dall’esperienza maturata in questo anno e mezzo di pandemia – spiega Mario Balzanellipresidente nazionale SIS118 -. Applicare queste linee guida significa evitare che le criticità riscontrate in tutto il Paese sul piano dell’operatività del 118 possano nuovamente verificarsi».

Come prepararsi a gestire l’endemia

Regola numero uno: garantire l’approvvigionamento dei dispositivi di protezione individuali idonei. «Purtroppo abbiamo dovuto lavorare anche in condizioni di estrema vulnerabilità – sottolinea Balzanelli -. La carenza di DPI ha determinato il contagio di numerosi operatori, molti dei quali hanno pagato con la vita».

L’intero sistema 118 deve essere potenziato. «Quando esplode una maxi emergenzza da minaccia biologica, come quella che stiamo vivendo, le emergenze ordinarie non diminuiscono, le morti, gli infarti non si riducono. Per questo – aggiunge il presidente nazionale SIS118 – servono più ambulanze ed un relativo incremento di personale».

Adeguare le attrezzature

La dotazione dei mezzi di soccorso deve essere adeguata alla pandemia in corso. «Per una patologia come il Covid-19, caratterizzata da insufficienze respiratorie, è necessario che tutte le ambulanze del 118 abbiano delle attrezzature specifiche. Non possono mancare gli emogasanalizzatori portatili, per permettere agli operatori ed ai medici dell’emergenza di valutare in tempo reale i livelli precisi di un’eventuale insufficienza respiratoria. Così come è necessario disporre di ventilatori ad elevate prestazioni per garantire la riapertura di alveoli chiusi, senza i quali anche l’ossigeno ad alti flussi rischia di essere completamente insufficiente».

Incrementare il numero di postazioni fisse del 118

Davanti ai pronto soccorso degli ospedali Covid devono essere istituite delle postazioni fisse del 118 in grado di assicurare che un’equipe multidisciplinare prenda immediatamente in carico i pazienti in arrivo. «Le ambulanze non possono e non devono restare bloccate, in fila indiana, davanti alle rampe dei pronto soccorso di tutto il Paese. Non di rado i pazienti hanno atteso ore ed ore all’interno dei mezzi di soccorso prima di essere accolti nella struttura ospedaliera. Nei casi più estremi sono trascorse fino a 48 ore», racconta Balzanelli.

«No al numero unico di emergenza»

Il 118 deve essere accessibile attraverso una chiamata diretta. «Gli italiani che hanno bisogno di aiuto devono poter accedere al 118, senza dover necessariamente passare attraverso il 112 che, obiettivamente, espone a ritardi nel passaggio tra centrali operative. Anche pochi minuti possono fare la differenza tra la vita e la morte», aggiunge il presidente SIS 118.

Assicurare vaccini e screening periodici al personale

Anche i vaccini anti-Covid sono una priorità assoluta. «Il personale del 118 rappresenta il front-office della gestione del paziente acuto e critico. Per questo – dice Balzanelli – deve essere vaccinato in modo prioritario, accedendo a campagne periodiche. Così come devono essere programmati con la giusta cadenza temporale anche gli screening: le varianti del virus, caratterizzate da maggiore contagiosità, e speriamo non da una maggiore letalità, espongono il personale del 118 ad un rischio di infezione non trascurabile».

Il “mistero” dei finanziamenti

Ognuna di queste proposte, per essere realizzata, necessita di adeguati finanziamenti. «L’Italia è una nazione in cui la medicina di emergenza e urgenza a livello ospedaliero ha numerosissime realtà che potremmo definire di eccellenza, soprattutto grazie alla presenza di personale altamente qualificato – assicura Balzanelli -. Purtroppo è l’organizzazione a creare delle falle nel sistema: i percorsi di accesso e triage devono essere molto più veloci, evitando ingorghi o imbuti. Per far questo è necessario allocare un’adeguata quantità di risorse. Quello che sconcerta è che degli oltre 20 miliardi destinati alla sanità italiana attraverso il PNRR e il Recovery Fund, al sistema di emergenza del 118 non è stato riservato neanche un euro. Eppure – conclude – non siamo dei fantasmi: salviamo innumerevoli vite ogni giorno, entriamo nelle case di 60 milioni di italiani. Siamo il 118».

 

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