Gli appelli alle istituzioni degli Ordini di Milano, Torino e Oristano affinché si predisponga velocemente un efficace lockdown per contenere l’epidemia
«Di una cosa siamo certi: la situazione sia nelle strutture sanitarie ospedaliere che anche nella medicina del territorio è diventata insostenibile. È necessario intervenire con un lockdown immediato ed efficace». Non usa mezzi termini il Presidente dell’Ordine dei Medici di Milano Roberto Carlo Rossi, in relazione alla gravissima situazione sanitaria della Lombardia dove le strutture sanitarie ed il personale medico sono messe in fortissimo stress per cercare di far fronte all’emergenza.
«Non esistono piccoli rimedi a grandi problemi, così come non si può giocare a scaricare su altri ruoli e responsabilità: la situazione è molto seria e senza interventi drastici non può che peggiorare. Soprattutto se inoltre non ci si attrezza seriamente per tutelare quei medici che, ancora adesso, sono impegnati in prima linea, ma senza le necessarie attrezzature e materiali di protezione per svolgere in sicurezza il proprio lavoro» conclude il presidente Rossi, sottolineando la ferma ed unanime decisione di tutto il nuovo Consiglio milanese dell’Ordine nell’avanzare una richiesta di provvedimenti restrittivi immediati.
Anche l’Ordine dei Medici di Torino ritiene sia «assolutamente necessaria l’istituzione immediata di un nuovo lockdown, a causa dell’aggravarsi dell’emergenza sanitaria in corso e a fronte delle numerosissime richieste e segnalazioni arrivate nelle ultime ore da medici ospedalieri e da medici di medicina generale».
Il Presidente dell’Ordine Guido Giustetto, pur dichiarandosi consapevole delle conseguenze economiche, sociali e psicologiche per tutti di un nuovo lockdown, lo ritiene, arrivati a questo punto, necessario: «Si tratta di un provvedimento che causa enormi disagi e che, pertanto, rappresenta davvero una soluzione estrema, per cui chiediamo al Governo di mettere in atto tutte le forme di aiuto e sostegno possibili. Tuttavia – aggiunge – la situazione è ora talmente grave che è in gioco la stessa tenuta del sistema sanitario, che altrimenti non sarà più in grado di provvedere alla salute dei cittadini».
«Se l’aumento dei contagi e dei ricoveri dovesse continuare secondo il trend attuale – fa sapere l’Ordine – si stima che gli ospedali piemontesi potranno reggere ancora per pochi giorni, poi inizieranno a mancare posti letto a disposizione e personale sanitario sufficiente».
Nessun supporto da parte della medicina territoriale: «Già ora i medici di famiglia denunciano l’impossibilità di far fronte alle richieste dei pazienti, mentre il sistema di tracciamento dei casi appare ormai completamente saltato».
«Il rischio – conclude – è che il sistema sanitario non soltanto non sia più in grado di occuparsi dei pazienti Covid, ma nemmeno di prestare le cure ai cittadini colpiti da altre patologie riuscendo, con grande sforzo, a garantire solamente le terapie salva-vita. Occorre dunque scongiurare assolutamente questo scenario, adottando subito un provvedimento drastico, in grado di limitare in modo efficace la crescita dei contagi».
Chiedono a gran voce una soluzione estrema anche i medici oristanesi con i rappresentanti sindacali territoriali Anaao-Aroi Emac, Cimo, Fimmg e Snr. «Constatata la situazione di gravità che colpisce la nostra provincia – si legge in una nota – con un’ondata di contagi di Covid-19 in continua crescita e davanti a una emergenza estremamente preoccupante, ribadiamo la necessità di adottare interventi immediati e decisivi».
Medici e sindacati lamentano la mancanza di «professionisti specializzati e dispositivi di sicurezza e protezione, personale infermieristico e strutture ricettive. Le soluzioni finora messe in atto – continuano – non sono sufficienti a contenere i bisogni di isolamento e garantire le cure degli utenti contagiati».
«È necessario che si arrivi ad una scelta mirata di chiusura e isolamento, un lockdown che costerà indubbiamente dei sacrifici e disagi ma riteniamo, alla luce dei contagi giornalieri, che sia la soluzione estrema, indispensabile per evitare un collasso disastroso che metterebbe in pericolo la salute di tutti con il crollo dell’intera sanità pubblica della nostra isola» concludono.
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