Attacchi contro i professionisti e nuovi compiti assegnati durante la pandemia hanno peggiorato la situazione: si fugge dalla medicina del territorio, con il rischio di aumentare ulteriormente carenze già evidenti
Un allarme che segue quello che già era stato sottolineato dai risultati del test per le specializzazioni mediche. A lanciarlo il Sindacato nazionale autonomo medici italiani (SNAMI): «Dopo anni di battaglie, comunicati e incontri per la prima volta i contratti post-lauream superano le richieste formative dei medici. Un precedente unico destinato però a scuotere la medicina generale».
La medicina del territorio è in affanno e risulta sempre meno attraente per i giovani professionisti, che scegliendo altre strade aumentano sempre più la carenza di personale. «Già per il corso di formazione specifica in medicina generale 2020-2023 vi sarà una perdita di contratti senza precedenti, di pari passo all’aumento delle borse delle scuole di specializzazione in medicina, secondo i dati emersi con la pubblicazione delle graduatorie del concorso di specializzazione 2020/2021», si legge in una nota.
«Le carenze in tutti i settori della medicina generale – dice Federico Di Renzo, responsabile nazionale Snami Giovani medici, precari e formazione – già in enorme affanno oramai in ogni area del Paese, si acuiranno a seguito dell’inizio delle attività delle scuole di specializzazione. Il numero programmato della Conferenza delle regioni e dal ministero della salute sarà ampiamente superato in quanto l’algoritmo del calcolo del fabbisogno non prevede i contratti persi durante il triennio o l’eventuale scelta del medico già con attestato in medicina generale di intraprendere un percorso specialistico».
Matteo Picerna, presidente provinciale SNAMI Trieste, punta il dito contro gli attacchi che giornalmente la medicina generale subisce e sui nuovi compiti che la pandemia ha “scaricato” sui medici territoriali. «Le ombre lanciate dal Pnrr sulla medicina del territorio, rifugium peccatorum delle carenze strutturali del SSN, ed i continui attacchi rivolti al medico di medicina generale con le relative incombenze aggiuntive della pandemia (vaccinazioni, tamponi, green pass, certificato di quarantena, di isolamento, di assenza dal lavoro ecc.) sono valse l’esodo dalla medicina territoriale».
«Plaudiamo all’aumento di 900 borse per il prossimo triennio previsto dal Pnrr ma siamo consapevoli che, senza l’immediata l’abolizione del punteggio minimo (60 su 100) e senza una riforma del sistema formativo in futuro, buona parte dei contratti non verranno assegnati per carenza di vincitori di concorso», aggiunge Raffaele Santoro, segretario provinciale Snami Matera.
«Chiediamo pertanto, ancora una volta, che il corso di formazione specifica in Medicina generale diventi un corso specialistico universitario – specifica Simona Autunnali, vice segretario nazionale – con l’armonizzazione dei processi per l’accesso ai contratti post-lauream».
Snami chiede inoltre «una revisione globale dei programmi formativi della medicina generale ed una riforma della specializzazioni con un sistema skill advancement per integrare i processi formativi affini. Per evitare di lasciare scoperte zone assistenziali strategiche (dalle cliniche private alle guardie mediche, dalle Rsa all’emergenza-urgenza) – conclude Angelo Testa – è fondamentale rivedere la questione incompatibilità, abolendo di fatto le innumerevoli limitazioni poste per i corsisti di medicina generale. Inoltre, per la grave carenza di medici nel territorio, vanno riviste ed abolite anche molte incompatibilità dei medici di medicina generale dell’intero comparto».
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