Il Tar del Lazio mette sotto accusa il sistema informatico della prova. Il Miur replica: “Posti assegnati secondo i decreti già previsti”
Pasticcio test, atto secondo. Il Tar del Lazio ha accolto il ricorso di una studentessa che ha partecipato alle ultime prove per entrare in una scuola di specializzazione medica.
Il motivo, però, non riguarda l’inversione delle domande, ovvero l’errore commesso dal Cineca che ha sostanzialmente cambiato le carte in tavola in corso d’opera ai candidati. Nel mirino del Tribunale Amministrativo Regionale c’è questa volta il sistema informatico del portale Universitaly. Il problema che i magistrati hanno riscontrato è questo: il portale, così come strutturato, non consente, nonostante siano ancora in corso gli scorrimenti per essere ammessi alle scuole, di poter continuare a permanere nelle “specifiche graduatorie di scuola” da cui non si è decaduti e nelle quali si è in posizione di attesa. Per questo motivo hanno chiesto l’annullamento “previa sospensione dell’efficacia” del provvedimento che regola lo scorrimento delle graduatorie stesse. Nello specifico, la graduatoria era slittata in maniera tale da “spingere” il candidato verso una scuola prevista come seconda scelta in virtù di una differente velocità di scorrimento delle liste. Il Tar ha accertato la fondatezza della questione ed ha fissato la prossima udienza al 29 gennaio.
La sentenza apre le porte ad una possibile valanga di nuovi ricorsi. Il Ministero dell’Istruzione, però, getta acqua sul fuoco escludendo qualsiasi “balletto o girandola di posti per l’accesso nelle scuole di specializzazione”. Il Miur ha infatti intenzione di procedere “regolarmente con lo scorrimento delle graduatorie assegnando i posti secondo i criteri previsti nel bando. Ogni eventuale contenzioso – spiegano ancora dal Dicastero – sarà affrontato nelle sedi appropriate. A oggi, intanto, sono 4.543 gli iscritti su 5.514 contratti disponibili”.
A furia di gettare acqua sul fuoco, però, finisce per piovere sempre sul bagnato: dopo il test non ripetuto e le graduatorie che, a quanto pare, non cambieranno, i giovani medici italiani sono sul piede di guerra. In gioco c’è il loro futuro non solo professionale. Ed è per questo che il pericolo che sull’Università si rovesci una cascata di ricorsi – viste le ultime notizie, a quanto pare più che fondati – si fa sempre più concreto.