In Lombardia ben 2mila specializzandi in corsia per arginare la carenza di camici bianchi a partire dal prossimo mese di ottobre. Quella che, da un lato, potrebbe sembrare una buona notizia, dall’altra sembra aver generato qualche preoccupazione nella categoria già scossa dal “caso Veneto”
Ben 2mila specializzandi in corsia per arginare la carenza di camici bianchi a partire dal prossimo mese di ottobre. Quella che, da un lato, potrebbe sembrare una buona notizia, dall’altra sembra aver generato qualche preoccupazione nella categoria già scossa dal “caso Veneto”.
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Il presidente dell’Ordine dei Medici, Chirurghi ed Odontoiatri di Milano, Roberto Carlo Rossi, infatti, non nasconde qualche perplessità sulla funzionalità dell’intervento.
Presidente Rossi, la decisione di Regione Lombardia di impiegare gli specializzandi del quarto e quinto anno negli ospedali lombardi la soddisfa?
«L’Ordine di Milano, in merito alla progressiva autonomia che devono raggiungere gli specializzandi con un impiego in reparto con il supporto del tutor, da tempo previsto nelle norme europee e introdotto già da molti istituti universitari, è assolutamente favorevole».
Eppure, c’è qualche resistenza al riguardo.
«Se questo provvedimento viene fatto per dare pieno titolo alla formazione degli specializzandi, e una autonomia completa al loro percorso formativo, sono assolutamente d’accordo perché è quanto il nostro Ordine chiede da anni. Però, se questo deve diventare una via di fuga alla responsabilità delle istituzioni per avere organici completi, usando gli specializzandi come tappabuchi, allora non ci vede d’accordo. In sostanza, se anziché assumere medici formati, si sceglie di impiegare specializzandi, dando loro responsabilità e poco sostegno, allora diciamo un secco “no”. Deve essere ben chiaro il concetto che prima si forma l’organico con medici già strutturati, poi si aggiungono gli specializzandi che devono essere un di più. Dapprima come tirocinanti e poi, una volta completato il corso di studi, potranno essere assunti come forza lavoro. Non deve diventare questa scelta una scappatoia alle assunzioni».
Vede il rischio che si inneschi un percorso equivoco?
«L’equivoco si risolve molto facilmente. Quando si sa che in un reparto ci devono essere dieci medici, e di questi cinque sono in odore di pensione, occorre sostituirli per tempo con pari livello e poi aggiungere gli specializzandi, diversamente diventa una soluzione di comodo. Non deve essere una soluzione per risparmiare, tappare i buchi o eludere le assunzioni, deve essere invece una scelta per dare una formazione completa a 360 gradi ed evitare anche la fuga dei nostri specializzandi verso altri Paesi».
Foto di Palazzo Lombardia da www.regione.lombardia.it