Al Senato la proposta di legge della dem Paola Boldrini: tra gli obiettivi collegare il numero delle borse di specializzazione ai reali bisogni delle diverse discipline sul territorio. L’assessore alla Sanità del Lazio D’Amato: «Prossimi anni difficili, riforma urgente»
Un contratto di specializzazione che valorizzi i giovani medici e la trasformazione del corso di formazione in medicina generale in una vera e propria scuola di specializzazione. Sono due capisaldi del disegno di legge presentato oggi in Senato dalla capogruppo Pd in commissione Igiene e Sanità al Senato Paola Boldrini, il ddl 2372 intitolato “modifiche al decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 368, e altre disposizioni in materia di formazione medica”.
Nel corso della presentazione sono intervenuti Alessio D’Amato, assessore alla Salute della regione Lazio, Rossana Ugenti, Direzione generale delle professioni sanitarie e delle risorse umane del Servizio Sanitario Nazionale, Stefano Manai, già responsabile formazione medico sanitaria del Pd Nazionale, Saverio Proia, già Dirigente del Ministero Salute, il professor Mario Amore, consigliere CUN dell’Università di Genova e Roberto Monaco, segretario generale FNOMCeO
«Serve una riforma strutturale del sistema formativo – spiega la dem Paola Boldrini -. La legge 368 del 1999 deve essere innovata. Il Dl Calabria aveva compiuto un primo passo in questa direzione inserendo in ambito lavorativo chi era ancora nell’ambito della formazione. Oggi tutti gli indicatori parlano di una carenza di medici, soprattutto in alcune specializzazioni».
«Il ddl valorizza la figura del medico specializzando che spesso è visto come tappabuchi. Noi vogliamo inquadrarlo con un contratto di formazione-lavoro conferendogli maggiori diritti e tutele anche in termini di paternità, malattia, trasferimenti, ricongiungimenti familiari e abolizione delle incompatibilità» spiega Stefano Manai.
Tra gli obiettivi del ddl quello di garantire ai medici specializzandi i diritti degli altri lavoratori della sanità e collegare il numero delle borse di specializzazione ai reali bisogni delle diverse discipline sul territorio. Altro obiettivo è quello di completare l’evoluzione del sistema di accreditamento delle scuole di specializzazione, estendendolo alla formazione specifica di medicina generale e cure primarie, in modo da sostenere una formazione di qualità.
Il disegno di legge è stato particolarmente apprezzato da Alessio D’Amato, assessore alla Salute della Regione Lazio: «Auspico che il Parlamento possa approvarlo rapidamente perché abbiamo bisogno di una riforma in materia di formazione medica. I prossimi tre anni saranno molto difficili perché ancora non si vedranno gli effetti dell’aumento delle borse di formazione. Dobbiamo formare ciò che serve al sistema sanitario regionale, poi occorre rafforzare la medicina territoriale».
«Ora dobbiamo superare questo meccanismo di silos e lavorare in maniera multidisciplinare, avere giovani professionisti nella medicina di territorio che sappiano svolgere in prima persona una diagnostica di primo livello. Non serve prescrivere una ecografia o una spirometria, serve farla e inserire i risultati nel fascicolo sanitario elettronico».
Nodo cruciale è quello di definire il tipo di rapporto di lavoro e di formazione per i medici specializzandi, prevedendo la specializzazione anche in medicina generale, adeguando la formazione del medico di medicina generale ai nuovi compiti che gli si attribuiscono.
Il disegno di legge propone l’inserimento dello specializzando nell’alveo della contrattazione della dirigenza medica e della medicina di base, configurando il ruolo di medico già abilitato alla professione al quale vengono progressivamente attribuite competenze sulla base dell’autonomia acquisita e della verifica delle competenze e si prefigge l’obiettivo di valorizzare i giovani medici in formazione attraverso l’evoluzione del contratto di formazione specialistica, nonché l’adozione del medesimo strumento, con i relativi riconoscimenti economici, giuridici e le tutele fondamentali, anche per gli iscritti ai corsi regionali di formazione specifica di medicina generale e cure primarie.
«Il percorso formativo della medicina generale prevede periodi di formazione svolti presso gli studi di medicina generale. Bisogna capire come inserirli nelle reti formative e conciliarli con la formazione universitaria» ha spiegato Rossana Ugenti, Direzione generale delle professioni sanitarie e delle risorse umane del Servizio Sanitario Nazionale.
«Dobbiamo tenere presente il fenomeno dei professionisti che vengono dall’estero – continua Ugenti -. Anche l’età anagrafica dei nostri professionisti è piuttosto elevata. Il problema è fronteggiare i prossimi tre-quattro anni. Una innovazione potrebbe essere quella di introdurre un contratto di formazione lavoro per mettere mano alla riforma della legge 368».
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