Il deputato M5S chiede al Ministro Speranza di riformare l’intero settore e di approvare il Ddl che cambia accesso universitario e abilitazione medica: « Deve esserci un primo anno aperto a tutti, basta test farlocchi che alimentano ricorsi»
L’annuncio del Ministro della Salute Roberto Speranza sul tema della carenza di medici e degli specializzandi non è passato inosservato nel mondo della sanità e della politica. Dalle colonne del quotidiano La Stampa il Ministro della Salute ha affermato che per i medici già abilitati alla professione e al loro ultimo anno di specializzazione sarà previsto un contratto di formazione lavoro e una integrazione di 8mila euro oltre ai 26mila erogati dalle Università sotto forma di borse di studio.
Secondo Manuel Tuzi, deputato del Movimento Cinque Stelle e medico specialista, è tempo però di una riforma globale del settore: «È il momento di dare delle risposte concrete al mondo degli specializzandi – afferma Tuzi – 8mila euro di integrazione per un quasi specialista? Con quali responsabilità poi? Gli specializzandi devono continuare ad effettuare il proprio lavoro con la supervisione di un tutor, che garantisca per il loro operato, anche sotto il profilo della responsabilità. Se il ministro Speranza ha voglia di riformare questo settore ben venga, non stavamo aspettando altro!».
«C’è già una proposta – prosegue il deputato 5 Stelle -, è il momento di dare un’accelerata alla riforma presente in comitato ristretto sul pdl D’Uva, sulla riforma dell’accesso universitario, ma anche dei settori delle specializzazioni e abilitazione medica. Deve essere garantito a tutti un percorso consapevole che parta dalla scuola fino ad arrivare all’università».
«Deve esserci un primo anno aperto a tutti – continua Tuzi -. Il secondo anno con una selezione più consapevole per chi vuole intraprendere questo percorso e soprattutto attinente. Basta test farlocchi che alimentano ricorsi. Se ogni anno ci sono 68mila candidati, vuol dire che non siamo riusciti a far comprendere bene il percorso e le difficoltà dello stesso; serve maggiore orientamento a scuola attraverso l’innovazione digitale», conclude l’esponente 5 Stelle.