L’ombra di irregolarità e disparità sui test di ammissione alle Scuole di Specialità. Forti critiche per i pochi contratti a disposizione e per l’organizzazione della prova. L’AIMS: «Punteggi molto alti, ma serve sede unica per garantire meritocrazia»
«Ma ci sarà stato lo stesso rigido controllo in tutte le aule?». Se lo chiede Federica, giovane medico romano. Esausta e visibilmente amareggiata, al termine dei test di Specializzazione in Medicina, è particolarmente polemica per la metodologia di selezione del concorso. «Sono al terzo tentativo, sono una veterana dei test – aggiunge – e posso confermare che non è cambiato nulla in questi anni: è vero che sono stati inaspriti i controlli, adesso comunicare o accedere a dispositivi sembra impossibile, almeno lo era nella mia sede d’esame [Hotel Ergife, Roma, nda]. Poi, però, sappiamo che in tante altre città, in numerose altre aule qualcosa sfugge…». Federica è tra chi ha già tentato, in passato, la strada del ricorso, che per molti dei candidati rappresenta un’opzione per «riaffermare un principio di giustizia se si verificano irregolarità».
Contestazioni arrivano, inoltre, per il format della prova: «Anche quest’anno – si sfogano molti candidati – nella parte comune c’erano molti quesiti di pre-clinica. Si tratta di argomenti relativi ai primi anni di Università, ma hanno poca attinenza con l’attività che deve svolgere un medico specialista. In più, nel bando del Miur, anche quest’anno non erano ben specificati i temi della prova. Perché – si chiedono in molti – non ci testano su quello che siamo chiamati a fare? Ma perché non si cambia anche il sistema delle graduatorie, totalmente differente da quello degli altri Paesi dell’Ue dove entrano veramente i più bravi».
Sulla meritocrazia si soffermano diversi candidati. Per Valeria, aspirante specialista da Rieti: «l’organizzazione del concorso è da rivedere e sono troppo pochi i contratti: eravamo più di 13mila in lizza per 6700 borse». Anche secondo Gianmarco, giovane medico di Sezze Latina «si dovrebbe lavorare sull’imbuto formativo che si crea tra laureati in Medicina e specializzandi per permetterci di lavorare in Italia, adeguando le borse al reale fabbisogno del Ssn». Pochi contratti, organizzazione del concorso, formulazione dei test sono le lamentele più ricorrenti nel post-concorso: sia all’esterno delle aule della prova sia sui social network dove il dibattito si infiamma, aspettando le graduatorie dell’11 agosto. Su una cosa, però, sembrano essere tutti d’accordo: il concorso dovrebbe svolgersi in un’unica sede nazionale.
E come riporta il Sole 24 Ore il pool di legali di Consulcesi ha già raccolto numerose segnalazioni sulle disparità nelle 449 sedi d’esame e su input di numerosi candidati, che avevano già chiesto di vigilare sul concorso, si sta già cominciando ad acquisire e predisporre la documentazione utile per avviare ricorsi. «Rispetto agli scorsi anni – spiegano da Consulcesi, realtà da sempre al fianco dei giovani medici – sono in diminuzione, ma non mancano, le irregolarità relative al malfunzionamento di hardware e software o di scarsa sorveglianza e insufficiente schermatura delle aule per rendere impossibile l’accesso ad internet attraverso smartphone o altri device. Molti dei candidati però si chiedono per quale motivo, solo per questo concorso, non ci sia un’unica sede nazionale per la prova. Ed è una richiesta legittima perché sarebbe realmente l’unica maniera per garantire la massima equità e la totale trasparenza nella selezione».
«Da anni chiediamo la sede unica – commenta il presidente dell’Accademia Italiana Medici Specializzandi (AIMS) – perché avere una uniformità nei controlli e seguire una linea che è uguale per tutte le sedi significa garantire il merito. Questo significa permettere l’accesso alle scuole di specializzazione effettivamente alle persone più preparate, a chi effettivamente lo merita e ha studiato di più. Invece abbiamo ricevuto purtroppo feedback molto discordanti tra i candidati, da nord a sud senza distinzioni, con aule dove era più semplice comunicare col vicino e aule dove, invece, come era giusto che fosse, era impossibile farlo. Noi formiamo i nostri corsisti per essere preparati da soli ed è giusto che chi ha studiato abbia il suo risultato». A proposito di risultati, le graduatorie ufficiali usciranno l’11 agosto, ma l’AIMS da giovedì riuscirà a pubblicare sul suo sito una sorta di classifica ufficiosa sulla base dei risultati di quanti si sono formati nelle 24 sedi regionali coperte. Considerando che la media punti era di 43,3 per la parte generale e di 19,1 per la chirurgica, «l’AIMS stima di ottenere il 90% degli ammessi, superando l’85% dello scorso anno».
Complessivamente, considerando gli oltre 13mila candidati ed i 6700 contratti messi a disposizione dal Miur, resterà fuori circa la metà dei candidati. Molti di questi presenteranno ricorso. «Se c’è una irregolarità – commenta ancora il presidente di AIMS, Antonio Mancini – è opportuno tutelarsi. Potrebbero, ad esempio, essersi verificati anche problemi informativi, errori di calcolo dei processori, e così ci si può ritrovare un punteggio inferiore pur avendo risposto correttamente a tutte le domande. Allora è giusto avviare l’iter legale».