Arrivano le tanto attese graduatorie delle Scuole di Specializzazione in Medicina che determinano chi, tra gli oltre 13mila candidati, può proseguire il suo percorso. Report dei giovani medici di SIGM e CNAS sulle criticità riscontrate e proposte al Miur per riorganizzare la prova
Arrivano le tanto attese graduatorie delle Scuole di Specializzazione in Medicina che determinano chi, tra gli oltre 13mila candidati, può proseguire il suo percorso. Sono state infatti pubblicate nella tarda serata di giovedì 11 sul sito www.universitaly.it. Per gli oltre 6mila esclusi inizia ora la ricerca di una strada alternativa per esercitare la professione di medico. Il pensiero però non può che tornare alle torride giornate di luglio in cui si è svolto il Concorso. Un concorso che continua a far discutere e che ha spinto la principale realtà di riferimento dei giovani medici, il SIGM, insieme al Comitato Nazionale Aspiranti Specializzandi, a scrivere una decisa presa di posizione chiedendo al Miur e al Governo di rivedere le modalità di un esame che al suo terzo anno presenta ancora tante, troppe falle: dalla parcellizzazione delle sedi, alle disomogeneità tecnico-organizzative, dal carattere eccessivamente nozionistico dei quesiti alla mancanza di una graduatoria unica nazionale.
Insomma, il test è ormai alle spalle, ma nelle ultime ore che precedono le graduatorie è impossibile non ripensare alle prove di metà luglio: “Si poteva fare di più e meglio!”, “Ho fatto il massimo.”, “Sono stato sfortunato” e ovviamente “Questo sistema di selezione non funziona, va cambiato”. Attraverso i social network i giovani medici aspiranti specializzandi, dopo aver condiviso ogni dettaglio dei test, ora si scambiano commenti e opinioni (vedi la guida di Studenti.it su come funzionano graduatorie e ammissioni delle scuole di specializzazione in medicina).
Già tempo, insomma, di un primo bilancio. Come quello fatto dalla principale realtà di riferimento dei giovani medici, il SIGM che, insieme al Comitato Nazionale Aspiranti Specializzandi (CNAS), ha aspettato che la tensione post-test si stemperasse per proporre la sua analisi e soprattutto tornare a chiedere al MIUR un cambio di rotta con proposte concrete e articolate. SIGM e CNAS avevano scritto al Ministero dell’Istruzione già a febbraio avanzando una serie di proposte alla luce di un sondaggio fatto tra i candidati delle ultime due edizioni del concorso in cui erano emerse tutte le criticità della prova. La “diagnosi” verteva su una eccessiva parcellizzazione delle sedi, disomogeneità tecnico-organizzative, carattere eccessivamente nozionistico dei quesiti e la mancanza di una graduatoria unica nazionale.
Pur sottolineando «passi avanti rispetto le passate edizioni», i Giovani Medici hanno riscontrato ancora criticità sull’organizzazione del test, in primis perché dislocato in oltre 450 sedi in tutta Italia, ma anche comportamenti scorretti (utilizzo di smartphone, smartwatch e auricolari) e punteggi molto alti rispetto alla media nazionale in determinate aule. «Questo – sottolineano – impone una seria riflessione, dopo ben tre edizioni concorsuali, a maggior ragione che, in maniera incomprensibile, è il terzo anno consecutivo che vengono disattese le rimostranze e le richieste dei giovani medici aspiranti specializzandi: sbagliare è lecito, ma perseverare è diabolico». Da qui la proposta: «Dopo tre anni, il permanere dello stato delle cose non è più tollerabile e quindi via ad iniziative di protesta atte a sensibilizzare le Istituzioni, Governo e MIUR in testa, al fine di ottenere, finalmente, una selezione dei futuri specialisti e dirigenti del Servizio Sanitario Nazionale priva di ombre e pienamente meritocratica. L’aspettativa è che il Ministro Giannini ci ascolti e che il MIUR lavori da subito al perfezionamento dell’organizzazione delle selezioni, dedicandovi i giusti investimenti che merita un concorso nazionale che coinvolge ogni anno non meno di 12.000 medici e che seleziona la futura dirigenza medica del SSN».
Insomma, le criticità (ormai croniche) non vengono affrontate e si ripetono puntuali ad ogni nuova edizione del test, così come ogni anno si solleva, da parte degli esclusi, la volontà di ottenere giustizia (e la riammissione) attraverso l’unica arma al momento a loro disposizione contro le ingiustizie di un sistema che ormai non quadra più: i ricorsi.