Ancora una volta numerose irregolarità nella prova: dialogo aperto con le Istituzioniper trovare le soluzioni. Intanto, con oltre 6mila esclusi, sono già pronti a partire i ricorsi
Sono più di 6mila i giovani medici che quest’anno non sono riusciti a conquistare la borsa di studio per la scuola di specializzazione in Medicina. Dal 6 agosto sul portale www.universitaly.it sono pubblicate le graduatorie con i 6.363 contratti di formazione assegnati in base al posizionamento nei test e le scelti di sede effettuate al momento del bando.
Alla seconda edizione su base nazionale del “concorsone” si erano presentati 12.786 candidati. Più della metà dovranno riprovarci, o – come strada alternativa ormai sempre più battuta – cercare fortuna all’estero. Una eventualità che oltre ad alimentare la fuga di cervelli, comporta comunque uno spreco di risorse allo Stato.
Nonostante, rispetto allo scorso anno, non siano state ravvisate anomalie eclatanti (come si ricorderà, nel 2014 erano state addirittura invertite le domande per un errore tecnico che aveva scatenato una pioggia di ricorsi e ammissioni in sovrannumero), anche nella recente prova di fine luglio qualcosa è andato storto. Sono state registrate, infatti, diverse irregolarità. Alcuni candidati sleali, sorpresi ad usare smartphone e addirittura microfoni e auricolari, sono stati allontanati dalle aule ed eliminati dal concorso. Ma gli aspiranti specializzandi hanno denunciato anche la carenza degli annunciati presidi delle forze dell’ordine, la non totale uniformità delle procedure, guasti tecnici ai terminali da utilizzare per i quiz. A questo va aggiunto il taglio delle domande, che stando al bando emesso dal Miur, non dovevano più essere caratterizzate da contenuti nozionistici ed essere, invece, più affini alla professione. Così, dunque, mentre una parte dei candidati si prepara a tentare di avviare la propria carriera con il camice bianco partendo dalla scuola di specializzazione, un’altra grande fetta potrebbe decidere di rivolgersi alla giustizia.
Al loro fianco è già scesa Consulcesi, realtà internazionale leader nella tutela dei camici, da sempre attenta alle problematiche dei giovani medici, mettendo a disposizione i suoi oltre 350 tra avvocati e consulenti legali, che rispondono al numero verde 800.122.777 o direttamente sul sito www.consulcesi.it. Consulcesi, però, sta cercando di dialogare con le Istituzioni proponendo soluzioni per risolvere, una volta per tutte, i problemi legati alle modalità d’accesso alla professione medica. «Siamo al fianco – spiega il presidente Massimo Tortorella –di tutte quelle associazioni di giovani medici che sul tema dell’ingresso alle scuole di specializzazione stanno protestando in queste ore. Da tempo cerchiamo di trovare una soluzione condivisa anche con le Istituzioni per risolvere una volta per tutte il problema: solo alcuni mesi fa, abbiamo inviato una lettera al ministro dell’Istruzione Stefania Giannini per mettere a disposizione la nostra esperienza legale per verificare che il bando e le prove di concorso fossero ispirati a criteri di trasparenza e meritocrazia. È necessario, insomma, porre un freno ad una spiacevole situazione che si ripete ogni anno».
Sull’esigenza di sistemare i criteri di selezione, insiste anche il SIGM. L’associazione dei Giovani Medici riconosce al MIUR i passi avanti fatti rispetto lo scorso anno, ma fa notare che «le criticità permangono e non possono essere taciute o sminuite e, dopo un’esperienza biennale, queste dovranno essere affrontate e risolte con soluzioni differenti da quelle adottate dal MIUR in questa edizione». Insieme al Comitato Nazionale Aspiranti Specializzandi (CNAS) è stata fatta una ricognizione di una prova, finalmente con qualche luce ma ancora con troppe ombre. Per il futuro sono già pronte una serie di proposte da porre all’attenzione del Miur: «Puntiamo ad ottenere l’adozione della graduatoria unica nazionale – si legge nella nota congiunta di Sigm e Cnas – e poi la semplificazione dei titoli curriculari ed il superamento della attuale complessità organizzativa, attraverso la centralizzazione delle prove in una sede centrale o al massimo in un numero esiguo di sedi individuate su base macro-regionale. Al contempo, sarà inoltre indispensabile ricorrere all’adozione di un piano di rientro almeno triennale, nonché ad una adeguata pianificazione del fabbisogno di medici». Si ragiona, insomma, già sul futuro del “concorsone” ma il presente – come il passato… – potrebbe ancora essere costellato di ricorsi e ammissioni in sovrannumero. E questo proprio mentre ci si proietta all’imminente prova per l’accesso a numero chiuso alla facoltà di Medicina: saranno più di 60mila le aspiranti matricole che l’8 settembre si contenderanno appena 9513 posti.