La Presidente della Federazione Nazionale dei Chimi e Fisici Nausicaa Orlandi si batte da tempo per garantire parità di condizione con i giovani medici: «Oggi i giovani chimici e fisici preferiscono il dottorato e spesso vanno all’estero». Poi chiede di «garantire lo standard di 3 chimici e 2 fisici ogni 100mila abitanti» anche utilizzando i fondi del PNRR
L’importante investimento che il governo Draghi sta facendo sul tema delle specializzazioni mediche, con l’aumento 4mila unità e il bando per 17.400 posti è sicuramente un dato importante per il mondo della sanità. Ma esistono altre professioni sanitarie, come quella dei chimici e dei fisici, che da anni chiedono anche loro la possibilità di attivare borse per le aree non mediche.
«L’essere esclusi da una borsa – commenta la presidente della Federazione Nazionale dei Chimici e dei Fisici, Nausicaa Orlandi – comporta la necessità di doversi mantenere economicamente durante la specializzazione con conseguente calo di iscrizioni alle scuole di specializzazione, e naturale selezione basata sul censo piuttosto che solo sul merito».
L’obiettivo della FNCF è quella di arrivare a un finanziamento a fondo perduto per le scuole di specializzazione di area non medica per Chimici e Fisici, che permetta di avviare annualmente ad una scuola almeno 70 professionisti per cinque anni consecutivi. Il PNRR, secondo la Orlandi, dovrebbe essere anche l’occasione per aumentare gli organici e garantire lo standard di 3 chimici e 2 fisici ogni 100mila abitanti nel Ssn, nel SNPA (Sistema Nazionale Protezione Ambiente) e nel costituendo SNPS.
Presidente, il Ministro Speranza ha annunciato che quest’anno le borse di specializzazione in Medicina arriveranno alla cifra record di 17.400. Tuttavia, ancora niente per le altre professioni di area sanitaria. Secondo lei perché questa discriminazione?
«Può essere comprensibile visto il momento particolare di emergenza sanitaria in cui viviamo e a volte lo scarso appeal del nostro Ssn, tuttavia speriamo a questa prima iniziativa il Ministro Speranza faccia seguire ulteriori aperture per borse di specializzazioni per quelle professioni sanitarie – come i chimici ed i fisici – che hanno visto una costante e continua diminuzione della loro presenza nel Ssn con conseguente riduzione di competenze specialistiche necessarie per il buon funzionamento del Ssn.
La medicina moderna richiede infatti elevate professionalità oltre che mediche in altri settori collegati alla medicina quali proprio la Chimica e la Fisica. Per questo motivo sono nate le scuole di specializzazione sanitarie non mediche che hanno la stessa struttura delle scuole di specializzazione mediche e quindi scuole che prevedono un impegno da parte degli specializzandi equivalente e l’attività pratica professionale prestata dagli stessi durante la scuola nelle strutture sanitarie.
A questo punto non si capisce la ratio per l’esclusione dalle borse per le scuole di specializzazione sanitarie non mediche di queste professioni. L’essere esclusi da una borsa comporta la necessità di doversi mantenere economicamente durante la specializzazione con conseguente calo di iscrizioni alle scuole di specializzazione, e naturale selezione basata sul censo piuttosto che solo sul merito.
Paradossalmente è più facile che un giovane abbracci la borsa del dottorato di ricerca che termina molto spesso in impieghi al di fuori dell’Italia, piuttosto che il percorso di una scuola di specializzazione che lo vedrebbe direttamente inserito nel contesto del Ssn.
L’investimento sulle scuole di specializzazione porterebbe la certezza di lavoro ai giovani che potrebbero restare in Italia, il raggiungimento dell’equilibrio delle competenze necessarie in rapporto al numero degli abitanti a cui afferisce il Ssn, e nel contempo la fine della discriminazione tra professionisti e professioni sanitarie».
Oggi che difficoltà incontra un aspirante specializzando in una disciplina non medica?
«A livello generale gli specializzandi, essendo privi di borse, riscontrano come prima difficoltà la necessità di poter svolgere la scuola e prestare servizio nelle strutture e doversi contemporaneamente mantenere economicamente. A questo si aggiunga che le scuole, non essendo presenti in tutti gli atenei di Italia, comportano la necessità di spostarsi per i giovani che desiderano frequentarle, con aumento di costi da sostenere da parte loro o delle loro famiglie.
Per i Chimici si aggiunge un’ulteriore difficoltà dovuta a oltre 15 anni di chiusura della Scuola di specializzazione in chimica analitica, ad oggi non ancora sostituita, con conseguente impossibilità imposta dal sistema paese per i giovani di poter accedere a momenti di alta formazione specialistica chimica.
La situazione attuale è dunque quella di concorsi banditi con scuole di specializzazione proprie per l’ambito sanitario ed ambientale del Chimico, ed iscritti che si trovano privi del diploma di specializzazione per mancanza di scuole. Questa situazione ha portato negli anni ad un progressivo costante e preoccupante depauperamento di figure specialistiche come i Chimici nel Ssn così come nella pubblica amministrazione, senza possibilità fattiva di reintegro.
La situazione attuale per i giovani Chimici è penalizzante, ed è dunque arrivato il momento di attuare una riforma delle procedure concorsuali, prevedere l’istituzione di una scuola specializzazione di area non medica in Chimica sanitaria e procedere ad una conversione dell’attuale scuola di valutazione e gestione del rischio chimico ai fini sanitari e concorsuali.
Ci aspettiamo, in un futuro immediato, un segnale tangibile dai Ministeri competenti, in modo da poter favorire i giovani nello sviluppo della loro formazione e garantire il loro inserimento nel mondo del lavoro».
Che tipo di legge chiedete e che investimento economico?
«Il PNRR è uno strumento importante per la valorizzazione ed il rilancio del Paese, ed è per questo che abbiamo chiesto al Ministro della Salute la possibilità di prevedere uno stanziamento adeguato di risorse in grado di garantire lo standard di 3 chimici e 2 fisici ogni 100mila abitanti nel Ssn, nel SNPA e nel costituendo SNPS.
Fondamentale è altresì l’istituzione di un finanziamento a fondo perduto per le scuole di specializzazione di area non medica per Chimici e Fisici, che permetta di avviare annualmente ad una scuola almeno 70 professionisti per cinque anni consecutivi.
Rinnoviamo inoltre la richiesta al Ministro della Salute ed al Ministro dell’Università e Ricerca di un intervento normativo specifico per i Chimici, volto a riconoscere come scuola di specializzazione di area non medica l’attuale scuola di valutazione di gestione del rischio chimico – con un programma esteso sui tre anni e 180 CFU – e contemporaneamente ad avviare l’istituzione di una scuola specializzazione di area non medica specifica in Chimica sanitaria.
Chiediamo inoltre un intervento normativo sul DPR 483/97 che preveda un periodo transitorio di cinque anni per i Chimici, consentendo la possibilità di partecipare ai concorsi pubblici anche a coloro che possano dimostrare anzianità di servizio di almeno cinque anni, con esercizio di funzioni proprie della categoria, ai fini dell’accesso alla dirigenza ed in particolare a quella sanitaria. Questo intervento permetterebbe di risolvere la problematica di anni e anni senza scuola di specializzazione dedicata per i chimici, garantendo alle amministrazioni di poter inserire in organico o far progredire professionisti con esperienza specifica maturata nel campo.
In un’Italia che corre ad alta velocità per raggiungere l’obiettivo dell’attuazione del PNRR, che esce da un costante e preoccupante depauperamento delle competenze, e che rivendica la parità di accesso al mondo dell’istruzione e del lavoro, allineandosi all’Europa, chiediamo per i giovani, per i chimici e per i fisici di vedere finalmente riconosciuto il diritto di frequentare con una borsa di studio la scuola di specializzazione ed inserirsi nel nostro Ssn».
Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato