Lavoro e Professioni 23 Ottobre 2020 06:47

SSN e odontoiatria, Pergola (Cisl Medici Lazio): «Avvilente non poter dare la dentiera ad anziani con basso reddito»

«Nel pubblico è prevista un'esenzione completa per le cure e per le estrazioni, però quando si arriva alle protesi il costo medio si aggira sugli 800 euro. Purtroppo esistono pazienti con 500 euro di pensione. Non sono previsti bonus o rateizzazioni, non c'è modo per aiutarli»
di Vanessa Seffer, Uff. stampa Cisl Medici Lazio

Quali sono le pecche della sanità pubblica nel mondo dell’odontoiatria? E come si fa la prevenzione della salute orale nel pubblico per scongiurare molti disturbi e patologie che colpiscono i denti e la bocca? Proviamo a chiarirlo con il dottor Giuseppe Pergola, titolare del servizio di odontoiatria della Asl Roma 4, presidio distretto F1 a Civitavecchia e delegato per la specialistica ambulatoriale di Cisl Medici Lazio.

Perché si propone il mese della prevenzione in ottobre e cosa sta facendo il settore dei dentisti nel pubblico per ottemperare a questo?

«Nel pubblico la prevenzione viene regolarmente effettuata tutto l’anno e rientra in una serie di attività ambulatoriali che non hanno un incremento in questi periodi. La prevenzione la organizza direttamente il medico con i suoi pazienti: dopo la prima visita li prende in cura richiamandoli ciclicamente con appuntamenti prefissati. La Asl non fa accedere i pazienti in periodi particolari dell’anno, semmai effettua progetti di prevenzione specifici. La prevenzione intesa come “Mese della prevenzione” è attribuibile ad iniziative sponsorizzate e private finalizzate ad acquisizione di nuovi pazienti e a far conoscere lo studio a nuovi clienti/pazienti. Nel pubblico queste iniziative specialmente sponsorizzate non esistono».

Nel Sistema Sanitario pubblico come funziona però effettivamente?

«Il paziente prenota una prima visita e poi il medico che lo prende in carico organizza i ritorni compresa la prevenzione. Io personalmente ho circa trecento bambini nella fascia 8-12 anni e li controllo circa una volta al mese. Il problema è che esiste solo un passaparola tra pazienti, il servizio pubblico spesso è sottovalutato e l’informazione giusta non arriva all’utenza».

Le malattie dentali degli anziani sono una grossa falla del SSN: spesso perdono i denti e crolla piano piano il loro mondo. Che si può fare per prevenirle?

«L’unico governo che ha fatto qualcosa per i denti degli anziani fu quello Berlusconi del 2005. Avevano un programma in cui davano le protesi gratuitamente, lo reclamizzarono in campagna elettorale e lo fecero. Il paziente non pagava nulla e la Regione rimborsava le protesi direttamente. Attualmente si può fare ben poco. Sicuramente il medico può intervenire su prevenzione e terapie che nelle fasce di reddito basse non costano nulla, ma non l’ortodonzia per i bambini che ha un costo o nella terza età. Le protesi costano».

Cosa succede quando un anziano senza denti non si nutre come dovrebbe? Come cambia la sua vita?

«Comincia un deperimento organico, disturbi gastrointestinali derivanti dall’alimentazione a volte liquida o semiliquida. Quindi i problemi cui vanno incontro sono molteplici. Nel pubblico è prevista un’esenzione completa, cioè non si paga nulla per le cure e per le estrazioni, però quando si arriva alle protesi il costo medio si aggira sugli 800 euro. Purtroppo esistono pazienti con 500 euro di pensione. Non sono previsti bonus o rateizzazioni, non c’è modo per aiutarli purtroppo. Nel privato una coppia di protesi costa 3-4 mila euro. È una cosa piuttosto avvilente, ma purtroppo non ci sono programmi che prevedano una erogazione di protesi per un livello di reddito basso. Esiste solo il mondo dell’odontoiatria privata che offre le rateizzazioni. Recentemente ho visitato un paziente che aveva una pensione di nemmeno 400 euro che aveva bisogno proprio della protesi e purtroppo non abbiamo potuto aiutarlo. Nelle strutture pubbliche si può risolvere il dolore, un’infezione, e questo è già qualcosa. Ma dal punto di vista della riabilitazione dell’organo masticatorio non c’è nulla da fare se si è indigenti».

Con il Covid avete avuto un calo dei pazienti o l’utenza è venuta lo stesso a curarsi?

«Non è cambiato nulla. I pazienti devono compilare dei moduli di triage all’ingresso e viene loro rilevata la temperatura. Si accede alla struttura in sicurezza e quindi i pazienti che sono dentro la struttura sono stati già selezionati. All’interno poi ci sono tutti i presidi di protezione, sia per l’operatore che per il paziente. Solo verso marzo-aprile, nel momento in cui sono state sospese le prestazioni, abbiamo avuto il calo di utenza, ma erogavamo servizi di urgenza che sono solo un 30% della fascia di necessità odontoiatrica, il resto comprende riabilitazioni, protesi, cure. Al momento c’è l’accesso a tutti, su appuntamento. C’è una grande attenzione alla sicurezza, il triage all’entrata e dentro l’ambulatorio, disinfezione dell’ambiente fra un paziente e l’altro e uso di tutti presidi monouso. Un’attenzione quindi importante, fra un paziente e l’altro tutto viene cambiato, buttato e sono riutilizzati tutti materiali sterili e presidi di protezione nuovi».

 

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