«Siamo oltre duemila», comunica Nursing Up che ha convocato la piazza romana degli infermieri. Al centro della vertenza la richiesta di un comparto contrattuale autonomo. E il Ministero promette l’apertura dell’istruttoria
Colorata e partecipata, scorre serena la manifestazione del sindacato nazionale infermieri Nursing Up, una delle principali sigle che associano gli appartenenti alla professione sanitaria infermieristica: una mattinata di tempo ondeggiante, fra il sole a sprazzi e momenti di pioggia battente, ha visto sfilare al Circo Massimo oltre 2000 – comunicano gli organizzatori – fra infermiere e infermieri provenienti dalle più distanti regioni d’Italia. Marche, Liguria, Campania, Veneto, Lazio, Sardegna sono giunte nella Capitale, e la piattaforma rivendicativa di mobilitazione è netta: tutto parte da un ridisegno del sistema che porti gli infermieri al di fuori del comparto sanità.
Una valutazione autonoma dunque della professione infermieristica, che consenta agli infermieri di poter avere un trattamento specifico, indennità misurate al carico di lavoro e avanzamenti di carriera basati sulla propria vicenda lavorativa, senza permanere un minuto di più nel “calderone” delle professioni sanitarie.
«Stabilizzazione, miglioramento delle condizioni contrattuali, riconoscimento della professione: queste le tre parole chiave della manifestazione di oggi. Chiediamo solo quanto è già previsto dalle norme di legge e che nessuno però si è ricordato finora di applicare: un contratto autonomo per gli infermieri», scandisce Antonio de Palma, presidente Nursing Up, ai microfoni di Sanità Informazione.
«Vogliamo un contratto autonomo con risorse autonome e dedicate. Gli infermieri rappresentano la maggior parte degli assunti e dei lavoratori del SSN, una specificità che merita attenzione al pari delle altre professioni sanitarie laureate. Chiediamo un riconoscimento economico specifico da almeno 500 euro al mese, che allinei gli stipendi degli infermieri italiani a quelli dei colleghi europei. Noi abbiamo gli infermieri più formati d’Europa e quelli che sono meno pagati del continente: una situazione che grida vendetta», spiega il leader sindacale.
La piazza si riempie mano mano che giungono le delegazioni dalle regioni; l’area dedicata alla manifestazione è organizzata nel pieno rispetto delle normative anti-Coronavirus e un solerte dispositivo di sicurezza contingenta le entrate.
«Le procedure di assunzione sono ferme e, per contro – continua de Palma – servirebbero molti più infermieri, soprattutto in questa fase e soprattutto senza forme contrattuali inaccettabili, a partita Iva e senza garanzie che non spingono certo i giovani colleghi a mettere a rischio la propria vita e quella delle proprie famiglie. Dopo che ci hanno chiamato eroi, angeli della corsia, dopo che il governo si è dimenticato di noi, ecco che ci propongono contratti a tempo determinato salvo poi licenziarci e buttarci via. Queste politiche non pagano e a rimetterci sono i cittadini perché gli infermieri vanno a lavorare all’estero», conclude il presidente, che chiede un’assunzione di responsabilità molto più netta da parte del presidente Giuseppe Conte e del ministro Roberto Speranza.
In effetti, continuano le voci intervistate in piazza, la vicenda assunzionale dell’infermeria italiana è variegata. Prima dell’epoca Covid le assunzioni sono state storicamente rare e faticose; durante il periodo pandemico si è verificata certo un’impennata – sono molti gli infermieri in piazza a riconoscerlo – ma spesso con formule contrattuali precarie e non sicure: «Circa l’80% dei miei compagni di corso non è riuscito ad entrare nella professione», ci racconta una giovane infermiera campana al lavoro da non più di 3 mesi.
«Sull’accesso alla professione sinceramente si può fare ancora molto. Mancano tanti infermieri e la fase Covid l’ha dimostrato platealmente. Dalle università escono pochi infermieri perché sempre meno se ne iscrivono», spiega il delegato ligure Nursing Up, intervistato da Sanità Informazione. Continua: «Non sono soddisfatto della situazione economica e salariale del mio lavoro. Solo una contrattazione separata che si occupi specificamente della nostra professione può fare la differenza. Chiediamo quel che hanno fatto i medici molto tempo fa, incardinandosi nei ruoli dirigenti». C’è da riflettere «sull’infermiere di comunità – aggiunge poi il delegato delle Marche -. Si tratta di una professione prevista ma che ancora non ha avuto lo sviluppo che si merita».
Da quanto si apprende, al termine della manifestazione il Capo della Segreteria tecnica del Ministro della Salute Speranza ha informato il leader del Nursing Up che sarà presto avviata una istruttoria finalizzata alla realizzazione di quella area contrattuale autonoma che gli infermieri invocano da tempo.
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