Il Presidente della Federazione Medici e Veterinari ai nostri microfoni: «Siamo usciti da contrattazione ma continua il dialogo con l’Aran perché attendiamo rinnovo da 9 anni e non vogliamo perdere altro tempo»
L’impasse in cui si trova il dibattito sul contratto di lavoro della dirigenza medica, veterinaria e sanitaria è «emblematica dello stallo in cui si trova il nostro Paese». In particolare, secondo Aldo Grasselli, Presidente della Federazione Medici e Veterinari, ciò che continua a mancare è la «rivalutazione di indennità di esclusività», attesa da 18 anni. Nonostante questo, però, continua il confronto con l’Aran (l’Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni) perché «non possiamo perdere altro tempo». Il Presidente di FVM ai nostri microfoni spiega a 360 gradi i motivi per cui la questione del rinnovo del contratto è ancora ferma al palo.
Presidente Grasselli, parliamo di contratto del personale sanitario. A che punto ci troviamo?
«Il contratto di lavoro della dirigenza medica veterinaria e sanitaria è emblematica dello stallo del nostro Paese. Nessuno si prende la responsabilità di decidere su una questione molto chiara: nel contratto precedente non è stata rivalutata l’indennità di esclusività di rapporto che viene data ai medici perché gli è stata inibita l’attività libero-professionale in modo da difendere l’appartenenza al Servizio sanitario nazionale. Sono 18 anni che non viene rivalutata. Doveva succedere con questo contratto, ma manca il nulla osta del Ministero dell’Economia. Sembra che non si voglia fare altro che punire ancora una volta il personale della sanità, in particolare i medici, i veterinari e i sanitari. Evidentemente non è bastato il segnale delle ultime elezioni».
Qualche vostra proposta per superare lo stallo?
«Il Ministero dell’Economia deve intervenire a breve e darci il nulla osta. Deve dire che ciò che chiediamo ha senso perché lo hanno riconosciuto plausibile anche le Regioni e lo dicono i contratti sottoscritti. Non c’è alcun impedimento, se non il fatto che l’intero Paese gravita intorno ai diktat del Mef. Evidentemente non esiste più l’autonomia della sanità e delle Regioni, ma c’è soltanto il Ministero dell’Economia che decide per tutti e regola la nostra vita. Noi però, bisogna ricordarlo, ci siamo ritirati dalla contrattazione, perché sino a quando non arriverà questo tipo di risposta non ci sono le condizioni per andare avanti. Il fatto che i nostri tecnici si confrontino con i colleghi dell’Aran per analizzare gli aspetti giuridici che potranno essere risolti avviene perché la categoria che sta negli ospedali, sul territorio, nei servizi e dà garanzie a questo Paese ha bisogno di un contratto dopo 9 anni e non possiamo far perdere altro tempo. Noi non siamo disposti a perdere altro tempo. Stiamo dunque portando avanti il lavoro sul piano tecnico ma senza una condivisione politica dell’indennità di esclusività del rapporto questo contratto non si può fare».