Questa mattina a Roma sono stati presentati i risultati del questionario sul pregiudizio e lo stigma in salute mentale realizzato, nell’ambito del percorso alternanza scuola-lavoro, dal Dipartimento di Salute Mentale ASL Roma 2 in collaborazione con il corpo insegnante e circa 100 studenti dei Licei Charles Darwin – Pitagora e Bertrand Russell. LEGGI QUI LA […]
Questa mattina a Roma sono stati presentati i risultati del questionario sul pregiudizio e lo stigma in salute mentale realizzato, nell’ambito del percorso alternanza scuola-lavoro, dal Dipartimento di Salute Mentale ASL Roma 2 in collaborazione con il corpo insegnante e circa 100 studenti dei Licei Charles Darwin – Pitagora e Bertrand Russell.
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Dall’analisi dei dati, emerge una notevole apertura nei confronti della malattia mentale, pur in presenza di alcuni stereotipi socialmente diffusi, tra i quali, in primo luogo, l’idea di pericolosità e di una necessaria azione di protezione. «La storia e la cultura della riforma della legge 180 e della lotta allo stigma sociale – si legge in una nota – hanno lasciato, dopo 40 anni, una traccia nelle giovani generazioni. E anche l’idea dell’inclusione sembra avere trovato un terreno fertile».
La malattia mentale è vista come una malattia biologica (anomalia del cervello), ma non genetica o ereditaria; secondo i ragazzi, i matti non devono stare nei manicomi e non devono essere esclusi o lontani dalla cittadinanza, ma poi affiora anche un’idea di reclusione per i pazzi pericolosi. Emerge l’idea che i serial killer sono “pazzi” o “malati di mente”, e dunque vanno distinti da quei pazzi o malati di mente che non sono violenti.
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61 studenti su un totale di 100 hanno giudicato vera la seguente affermazione: chi uccide per gelosia o per una delusione amorosa è malato di mente. Anche qui la violenza è “segno” di malattia mentale; l’idea che possa trattarsi di dettami culturali (tradimento ecc.) che veicolano e determinano azioni non è vincente, anche se forse nel 38% si annida un’idea simile.
Sembrerebbe resistere il pregiudizio dell’inguaribilità con 89 studenti che ritengono vera la seguente affermazione: se una persona è stata in cura da uno psichiatra, anche se guarisce è sempre a rischio di ricadute improvvise.
Appare superato, invece, il pregiudizio sull’imprevedibilità (solo per 15 studenti su 100 il malato di mente è imprevedibile) così come quello della incomprensibilità (77 studenti su 100 ritengono falsa la frase: la malattia mentale è incomprensibile). Una pericolosità immanente esiste ed è pronta a esplodere nel raptus (per 69 studenti è vera l’affermazione: il raptus è il momento in cui si manifesta improvvisamente la pericolosità dei folli).
«In ultima analisi – ha affermato Massimo Cozza, Direttore del Dipartimento di Salute Mentale – da un lato c’è l’aspetto positivo della consapevolezza della negatività del manicomio e della esclusione, ma permangono ancora pregiudizi, dalla pericolosità alla imprevedibilità, per cui appare giusto proseguire con l’iniziativa NO-Stigma- contro il pregiudizio in salute mentale», in primo luogo tra i giovani.
«Il Progetto “NO-STIGMA-contro il pregiudizio in salute mentale” – ha spiegato Flori Degrassi, Direttore Generale ASL Roma 2 – è infatti una importante iniziativa che ha come obiettivo il superamento dei pregiudizi e dello stigma sulla malattia mentale, partendo dall’analisi di quello che pensano gli studenti».