Attività riconvertite per la pandemia. La presidente ANTOI: «Abbiamo prodotto mascherine e, laddove si disponeva di stampanti 3D, anche valvole per la terapia intensiva. Ora per ripartire il Sistema Sanitario Nazionale dovrebbe saldare il suo debito»
«Alla fine della pandemia il 30% delle nostre aziende potrebbe non avere le risorse economiche necessarie alla riapertura, mettendo così a rischio il lavoro di circa 600 tecnici ortopedici». È Silvia Guidi, presidente ANTOI, l’Associazione nazionale tecnici ortopedici, ad esprimere le sue preoccupazioni per il futuro economico del comparto. L’emergenza Covid-19, infatti, ha messo in crisi molte aziende italiane, comprese quelle dei tecnici ortopedici, nonostante la loro attività non sia mai completamente cessata, nemmeno durante la fase 1 della pandemia.
«Le nostre aziende – continua Guidi – sono rimaste sempre operative per garantire le urgenze: siamo tra i fornitori dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) e, di conseguenza, non potevamo interrompere completamente i nostri servizi». Anzi, nei momenti di massima emergenza, i tecnici ortopedici non solo hanno continuato a lavorare, ma hanno riconvertito le proprie aziende: «Quando il lavoro “urgente” è diminuito o si è addirittura azzerato – spiega la presidente ANTOI -, abbiamo ritenuto opportuno investire il nostro tempo nella produzione di ciò che potesse essere realmente utile durante la pandemia. Così, molte aziende si sono riconvertite per la creazione di mascherine e, laddove si disponeva di stampanti 3D, anche di valvole per la terapia intensiva». Produzioni che non sono servite a contenere la crisi economica del settore: «Nessuna delle nostre aziende ha speculato sulla fabbricazione di questi beni che, durante la pandemia, sono diventati di prima necessità. Anzi, alcuni hanno devoluto i propri manufatti in maniera totalmente gratuita. Per tale motivo – sottolinea Guidi -, in questo momento di crisi sarebbe opportuno che il Sistema Sanitario Nazionale saldasse il debito che ha nei nostri confronti nella maniera più celere possibile, così da permettere alle aziende di avere una base dalla quale ripartire».
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Intanto, in questi giorni, chi ne ha la possibilità si sta preparando ad affrontare la riapertura totale della propria attività «dotando – dice la presidente ANTOI – i lavoratori di tutti i dispositivi di sicurezza ed organizzando la gestione degli spazi interni, affinché pazienti e personale possano usufruire di percorsi prestabiliti che garantiscano il mantenimento della distanza di sicurezza».
La società scientifica di categoria, invece, è al lavoro per l’organizzazione di una piattaforma formativa multimediale: «L’obiettivo è di raccogliere le principali e più significative esperienze dei nostri professionisti sul territorio in un unico contenitore virtuale – spiega Guidi – che possa diventare un punto di riferimento sia per i tecnici ortopedici, che per gli studenti. Anche la formazione universitaria ha purtroppo risentito dell’emergenza Covid. I nostri studenti, per completare la propria formazione, hanno bisogno di fare esperienze all’interno delle nostre aziende. E, per questo, quando la pandemia sarà finita avremmo un altro problema da gestire: garantire la formazione sul campo a tutti gli universitari organizzando un tirocinio nel rispetto del distanziamento sociale e – conclude la presidente ANTOI – di tutte le misure di sicurezza previste in questa fase di gestione dell’emergenza».
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