Parte dal reatino, terra colpita dal recente sisma, la convenzione esclusiva che prevede tutele legali, servizi esclusivi e aggiornamento continuo gratis per due anni ai camici bianchi under 35. Il presidente Chiriacò: «Giovani in fuga. Ben vengano convenzioni altamente positive come questa»
Il bilancio delle vittime del terremoto che ha devastato il Centro Italia ha ormai superato quota 295 vittime; medici e infermieri, fin dagli albori del disastro, si sono mobilitati in favore delle popolazioni colpite, attraverso iniziative di solidarietà e raccolte fondi. Tra i camici bianchi in prima linea per prestare i soccorsi, anche tanti giovani parallelamente in balìa dei problemi relativi all’accesso e alle prospettive della professione medica. In considerazione di ciò, parte proprio dal reatino, terra ferita dal sisma, la convenzione esclusiva OMCeO-Consulcesi che prevede tutele legali, servizi esclusivi e aggiornamento ECM gratis per due anni agli under 35. Ne abbiamo parlato con il professor Dario Chiriacò, Presidente dell’Ordine dei Medici, Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Rieti.
Professor Chiriacò, in questo momento così delicato per il suo territorio, quant’è importante la convenzione esclusiva Omceo Rieti-Consulcesi che garantisce gratuitamente ai giovani medici under 35 l’aggiornamento ECM obbligatorio, la tutela legale e tutti i servizi inclusi nel Consulcesi Club?
«Io ho a cuore, come presidente dell’Ordine dei Medici di Rieti e come coordinatore della Federazione degli ordini dei medici del Lazio, il problema dei giovani medici. Un po’ perché, tanti anni fa, lo sono stato anche io, un po’ perché ho due figli medici. Ma, fondamentalmente, perché vedo questi colleghi un pochino in difficoltà nella scelta e nell’ottenimento di un lavoro o nell’ingresso alla scuola di specializzazione, e si pone anche un problema di ECM e di aggiornamento professionale quando la situazione economica del medico è ancora piuttosto debole. Perciò ho cercato di occuparmi della problematica inerente la Provincia di Rieti e ho appreso con piacere di questa iniziativa. La convenzione è una cosa altamente positiva perché viene garantita la formazione – e quindi l’ECM, che sappiamo benissimo avere dei costi – fino ai 35 anni in maniera gratuita. Sono stato uno dei primi ad avere ottimi rapporti e questa convenzione con Consulcesi, quindi ho appreso come notizia estremamente positiva un’iniziativa di questo genere. D’altronde, sostengo – e non solo in ambito medico – che la nostra società dovrebbe avere la capacità di puntare molto di più sui giovani, consentendo al medico 34/35enne l’ingresso nel mondo del lavoro e una relativa disponibilità economica che gli permetta di fare dei progetti di vita. Ben vengano, quindi, iniziative che intanto affrontino la problematica della formazione».
I giovani camici bianchi sicuramente vivono un momento complesso a causa delle scarse risorse economiche destinate alla Sanità e delle difficoltà di accesso alla professione; ma quali sono le problematiche più frequenti che affliggono i vostri iscritti, anche over 35?
«Rimanendo nel Lazio e nella provincia di Rieti, c’è un esodo drammatico di giovani medici innanzitutto verso il Nord: ad esempio, una mia collega 35enne, non trovando una soluzione vera nella Regione Lazio, è andata a lavorare a Trieste con un contratto a tempo indeterminato. Ancora peggio, quando invece di andare in Lombardia, Veneto o in Emilia Romagna, vanno all’estero. Non perché io sia esterofobo, anzi: però i nostri giovani, per la cui formazione la società italiana ha speso molti soldi, sono costretti ad andare addirittura in Australia o in altri posti perché qui non c’è un’organizzazione che gli consenta di trovare un impiego. Continuando, poi, ad innalzare l’età pensionabile i giovani non entreranno mai nel mondo del lavoro. Io sono contrario a queste proroghe, anche perché la pensione non deve essere l’anticamera della morte ma una fase che mi consenta di vivere e di fare tutto ciò che non ho potuto fare mentre ero impegnato nel lavoro, durante un periodo in cui mi vengono restituiti i contributi versati, permettendomi, così, di concludere il mio iter vitale in maniera dignitosa e decorosa. In questo modo, si garantirebbe l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro: secondo me, questa è politica sanitaria. Purtroppo il giovane in Italia, e non solo in ambito medico, è costretto a fare la valigia e sembra quasi che sia diventata una cosa bella ed entusiasmante: io adoro l’Italia, secondo me è il Paese più bello del mondo, sono molto fiero di essere italiano e giuro che se fossi giovane non me ne andrei e farei una bella lotta per consentire l’ingresso nel mondo del lavoro al giovane medico e non».