Camici bianchi costretti a fare anche i “commercialisti” sobbarcandosi nuovi carichi di lavoro
Sommersi dal lavoro e dalla burocrazia. Persino quando si imbocca la strada della semplificazione e del digitale si finisce per appesantire ulteriormente il carico ai danni dei medici e non solo. Con un effetto domino che finisce per avere poi ripercussioni sui pazienti.
Una situazione ben evidente nel recente caso della Tessera Sanitaria che va a sommarsi ai numerosi grattacapi fiscali, tra cui spicca la vecchia diatriba relativa all’Irap. Ma andiamo con ordine. Con un decreto, uscito il 31 luglio, il Ministero dell’Economia impone ai medici liberi professionisti di caricare direttamente sulla tessera sanitaria le spese mediche sostenute dai cittadini. Questi ultimi, a partire dal prossimo anno, non dovranno dunque più necessariamente conservare scontrini e ricevute e si ritroveranno gli oneri delle prestazioni già nel 730 precompilato. Una notizia che inizialmente aveva incontrato principalmente le resistenze della classe medica, ma che, ora, con il passare dei giorni comincia a creare preoccupazioni anche tra gli stessi cittadini, ammaliati inizialmente dal servizio salvo poi comprendere che non potrà essere a costo zero.
Il medico, già pieno di lavoro, sarebbe infatti costretto a sobbarcarsi anche i classici compiti di un commercialista, investendo soldi e tempo per adeguare e aggiornare le apparecchiature informatiche oltre che per acquisire le nozioni necessarie per gli adempimenti fiscali richiesti. Probabile che in molti chiedano supporto ad un professionista o deleghino il compito ad una risorsa già in forza allo studio. Ci sarà, insomma, un costo aggiuntivo da coprire e come ha già fatto notare il presidente dell’OMCeO Napoli, Silvestro Scotti, «questo si riverbererà sul costo della prestazione per il paziente». Secondo lo stesso Scotti, che è un medico di famiglia, a pagar dazio non saranno solo i liberi professionisti puri e per essere ancora più chiaro utilizza esempi concreti. Cita, infatti, certificati sportivi, assicurativi e Inail, ma anche le visite occasionali, sia del medico di assistenza primaria sia del medico di guardia. Ci sono poi le situazioni disciplinate diversamente da una regione all’altra a rendere ancora più complessa ed ingarbugliata la situazione.
Comprensibili, dunque, timori e sfoghi dei camici bianchi, legittimamente preoccupati non solo dell’incremento del lavoro ma anche di poter entrare in rotta di collisione con i pazienti su una materia delicata come la privacy. Ci sono infatti spese che il cittadino può decidere di non comunicare allo Stato, rinunciando alle detrazioni. Il medico, però, deve fare comunque una comunicazione di diniego attraverso il sistema con l’autorizzazione verbale del paziente. Una situazione estremamente delicata, oltre che rischiosa, che si somma alle esenzioni dal ticket per reddito, note Aifa, giustificazioni per i farmaci branded prescritti in presenza di equivalenti, nuovi obblighi legati alla prescrizione “appropriata” di Tac e Risonanza magnetica. Un bel rompicapo, un altro in più, nella giungla di tasse e adempimenti fiscali cui sono sottoposti i camici bianchi.
E non c’è solo da appuntare le date di scadenza con l’incubo di acconti e saldi, ma anche destreggiarsi tra normative che cambiano o che resistono anni anacronisticamente producendo, in entrambi i casi, una giurisprudenza incerta e contraddittoria. Come, solo per citare un esempio, per il pagamento dell’Irap, ovvero l’imposta da versare nel caso ci si avvalga di una collaboratrice: sentenze della Commissione Tributaria vanno in un senso e pronunce della Cassazione in un altro e nel frattempo Agenzia delle Entrate ed Equitalia chiedono periodicamente di regolare i conti. Un caos che ben si inserisce nell’ingorgo fiscale di settembre, che prevede oltre 400 adempimenti per 20 milioni di italiani. Oltre ad Iva, Irpef e la stessa Irap il grande appuntamento è l’invio del Modello 770 e le Certificazioni Uniche dei lavoratori autonomi. Con l’Unico si può anche correggere la dichiarazione dei redditi, già presentata, dai lavoratori dipendenti con il 730. Entro il 30 settembre sarà possibile aderire alla procedura di collaborazione volontaria (“voluntary disclosure”) per il rientro agevolato dei capitali illecitamente detenuti all’estero.