Formazione e ricerca post Covid-19, il ministro dell’Università: «Pionieri della didattica telematica, il futuro è nell’integrazione tra digitale e presenza»
La ripartenza della formazione universitaria e della ricerca nell’era del dopo-Covid, seguendo nuove priorità, e accelerando un processo di innovazione già avviato ed ora consolidato. Questi i temi principali attorno a cui è stato incentrato l’incontro via web con il ministro dell’Università e della Ricerca Gaetano Manfredi, avvenuto nell’ambito del ciclo di seminari “Covid-19 e Crisi” organizzato dal dipartimento di Scienze Economiche e Statistiche dell’Università Federico II di Napoli. Una riflessione su quanto fare dopo l’emergenza, durante la quale, nel giro di una settimana, tutto il sistema universitario italiano è passato on line: circa il 95% degli studenti ha seguito le lezioni in rete, più di 60 mila studenti si sono laureati e centinaia di migliaia hanno sostenuto esami online. Prioritario, nel prossimo futuro, intervenire anche a sostegno degli studenti, delle strutture, delle infrastrutture e della ricerca.
«Gli ultimi tre mesi ci hanno messo davanti a delle sfide enormi, incidendo su una serie di meccanismi consolidati e aprendo nuove prospettive. Ad essere toccati maggiormente da tutto ciò sono stati sicuramente i giovani. L’Università è stata una delle istituzioni che ha meglio risposto alla crisi: nel giro di 15 giorni tutti gli Atenei italiani sono passati a un’offerta online che ha coperto la quasi totalità dei piani formativi, con risultati didattici molto soddisfacenti» dichiara il ministro Manfredi.
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Riguardo alla contrapposizione ideologica tra Università telematica e Università in presenza, il ministro ha invitato a riconsiderare i due aspetti sotto un piano di complementarietà e di integrazione reciproca. «Didattica e ricerca sono un binomio inscindibile, la didattica non può raggiungere l’eccellenza senza un’analoga attività di ricerca. La capacità formativa si fonda sulla comunità e sul dialogo tra docenti e discenti, e questo di fatto esclude una trasformazione totalmente telematica dell’università. Per contro, però – precisa Manfredi – non possiamo ignorare la forte spinta al cambiamento che questa emergenza ci ha messo davanti, accelerando alcuni processi innovativi già in atto nel nostro sistema formativo. La scommessa starà nel mettere questi processi efficacemente a regime. Il digitale – aggiunge – ci consente di diversificare anche la didattica in presenza e, considerando anche che ormai molti dei nostri studenti sono nativi digitali, di non limitarci ai tradizionali gesso e lavagna, favorendo l’interattività. Un processo che comporterà anche degli interventi infrastrutturali su aule e ambienti universitari».
Da settembre, insomma, grazie anche all’intesa tra il Ministero, il CUN e la Conferenza dei Rettori, si riparte nell’ottica di una integrazione tra didattica in presenza e didattica a distanza, utile anche per favorire nel diritto allo studio categorie di studenti in difficoltà (fuorisede, disabili ecc.).
Particolare attenzione è stata poi posta dal ministro sulla riscoperta del valore della competenza scientifica da parte dell’opinione pubblica, e sull’importanza del dibattito scientifico come motore propulsivo per il raggiungimento di risultati. «Se l’Università e il mondo della ricerca scientifica non utilizzassero la rete per condividere dati e informazioni, il web sarebbe alla mercè delle fake news. Ora siamo in una fase in cui, dopo anni di contrapposizione, la società ha finalmente riscoperto l’importanza delle competenze. Competenza – spiega Manfredi – significa poter essere curati, in molti casi salvati. La sfida ora è far sì che questa nuova centralità della scienza venga mantenuta». Come? «Implementando il dialogo tra mondo della ricerca e società – rivela il ministro – con una maggiore condivisione di informazioni, soprattutto quelle relative all’impatto benefico che la ricerca scientifica ha sulla collettività».
Infine, a grande richiesta dei giovani medici intervenuti all’incontro, un’anticipazione sulle modalità di accesso alle scuole di Specializzazione. «Innanzitutto ci saranno 4200 borse in più, circa il 50% in più di quelle messe a bando lo scorso anno. Quello che posso dire sulle tempistiche – conclude Manfredi – è che probabilmente i test slitteranno da luglio a settembre».
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