Sigm: “Sì all’accesso programmato, ma va corretto. Guardiamo al modello francese”
Una vera e propria crociata quella che ha permesso ad oltre mille studenti di essere riammessi all’iscrizione alla Facoltà di Medicina.Il fenomeno pone seri interrogativi circa la validità del numero chiuso, un meccanismo che da anni evita il sovrannumero e di conseguenza garantisce un più sicuro accesso alla professione: a che pro scremare, selezionare in partenza, se poi è altamente probabile che gli esclusi vengano “ripescati”? Il numero chiuso andrebbe abolito? O eventualmente rivisitato?
E sarebbe possibile, in questi casi, continuare ad offrire uno standard qualitativo elevato nella formazione? Questi ed altri gli interrogativi che attualmente aleggiano nel mondo accademico dei camici bianchi.
Secondo Angelo Mastrillo, segretario della Conferenza dei corsi di laurea e delle professioni sanitarie, il numero chiuso è “corretto e coerente, come conferma la situazione europea”. Per il Sigm (Segretariato italiano Giovani Medici), invece, l’accesso programmato è sì un valore da preservare, ma che andrebbe rivisto e corretto, in quanto “le recenti sentenze dei tribunali e le iniziative legislative in materia di ‘bonus maturità’ mettono in discussione l’intero impianto dell’accesso programmato a medicina, per le sue ricadute sia sulla salute dei cittadini che sulle prospettive formative ed occupazionali dei futuri medici”.
I Giovani Medici auspicano che il Ministero della Salute ed il Ministero dell’Istruzione e Ricerca lavorino di concerto affinché si giunga ad una correzione del modello di accesso a numero chiuso “che tenga necessariamente conto dei profili di compartecipazione di competenze professionali con profili non medici”. Un sistema, insomma, che guardi alla programmazione delle risorse umane in ambito sanitario in relazione al fabbisogno concreto di professionalità mediche. Il modello di riferimento? Quello francese, per esempio: un sistema che mantiene una selezione a graduatoria nazionale tra il primo ed il secondo anno di corso; in parole povere, una selezione sul campo. Ma sarebbe un modello, secondo Mastrillo, insostenibile per gli atenei italiani “a meno di non fare lezione nei cinema o nei palazzi delle sport: si ritornerebbe alle inutili e dannose pletore già viste in passato“.
E intanto, la sfida per gli aspiranti medici quest’anno sarà ancora più accesa: il Miur ha infatti annunciato una riduzione del 20% dei posti disponibili, e l’anticipo, al mese di aprile, dei test di ammissione.