Oltre duemila aspiranti camici bianchi riammessi dal Tar solo quest’anno. Risarcite due studentesse ingiustamente escluse
Il mese di settembre è quello dei test d’ingresso a Medicina e giocoforza si riaccende la polemica su un sistema pieno di lacune, bersagliato da critiche e sul quale è in piedi da tempo anche una riflessione da parte del Governo. Il ministro all’Istruzione Stefania Giannini sembra decisa a modificarlo sulla falsariga di quello francese. Una strada che non convince appieno tutti.
Resta comunque l’esigenza di mettersi alle spalle un Numero Chiuso che fa acqua da tutte le parti, rischia di mandare in tilt il sistema universitario ed ha costi sempre più pesanti sulle casse dello Stato. In più continua ad incassare brutti colpi anche dalla magistratura. Gli ultimissimi casi hanno riacceso la spia: il Tar ha riammesso duemila studenti in sovrannumero a Napoli, Bari ed in altre Facoltà: le anomalie registrate durante le prove dell’8 aprile scorso hanno spinto il Tribunale Amministrativo Regionale a prendere questa decisione in via cautelativa; il Consiglio di Stato ha invece accolto le istanze presentate da due studentesse che nel 2008 erano state escluse dai test di Medicina all’Università di Messina, successivamente invalidati a causa di alcune irregolarità. Questa sentenza ha fatto molto scalpore in quanto, oltre alla riammissione, per le due studentesse i giudici hanno disposto anche un risarcimento economico – quantificato, in questo caso, in 10mila euro ciascuna – per il “ritardato ingresso nel mondo accademico e conseguentemente del lavoro”.
Il segretario della Conferenza dei corsi di laurea delle professioni sanitarie, Angelo Mastrillo, parla di un “pasticcio” e mette in evidenza che “ai duemila studenti di Medicina che si immatricoleranno in sovrannumero, potrebbero aggiungersene altri essere visto che sono stati presentati oltre 4mila ricorsi”. “Fino a quando non ci saranno regole chiare e precise, sarà sempre così”, gli fa eco il presidente dell’Ordine dei medici di Napoli, Bruno Zuccarelli, specificando che “il numero programmato è un traguardo giusto al quale siamo arrivato nel tempo, ma è del tutto vanificato da questo stato di confusione cronica”. Il presidente della commissione Affari Sociali della Camera Pierpaolo Vargiu bolla come “inutili” i test pur auspicando una riforma che sia “uno shock liberale, stimoli una nuova cultura della competitività, ma non un Trivial Pursuit”. Il deputato Filippo Crimì storce il naso davanti al sistema francese incontrando il favore di Federspecializzandi che reputa importante mantenere l’accesso programmato ai corsi di tutte le professioni di ambito sanitario, “ma – afferma il presidente Alicino – basando la programmazione sulle necessità di numero, tipologia e competenze di risorse umane del Ssn”. Sulla questione il ministro della Salute Lorenzin è però categorica: “Senza il numero chiuso sarebbe un disastro, condanneremmo un’intera generazione di medici non solo alla disoccupazione, ma anche all’ignoranza”.
Al fianco degli studenti si schiera Consulcesi. “Il proliferare di sentenze sempre più favorevoli agli studenti che fanno ricorso – spiega l’avvocato Sara Saurini, responsabile Area Legale Consulcesi, realtà leader nella tutela dei camici bianchi – conferma che il sistema del numero chiuso, così com’è strutturato, non offre garanzie di legittimità dello svolgimento delle prove e necessita, per questo motivo, di modifiche urgenti”. È per questo che Consulcesi è “pronta a sostenere la battaglia degli studenti ingiustamente esclusi dai corsi di laurea in Medicina e Chirurgia. E non solo a quelli che hanno concorso alla prova selettiva del 2014”.
Per tutte le informazioni sono a disposizione oltre 350 consulenti che rispondono gratuitamente al numero verde dedicato 800.122.777 e il sito www.numerochiuso.info.