In concomitanza con le prove per l’accesso alle facoltà di Medicina sale la protesta degli studenti contro un sistema che viene considerato iniquo e controproducente: «Il Numero Chiuso lede il diritto allo studio ed è un danno per il nostro Paese»
Una violazione dei diritti degli aspiranti medici e un danno alla sanità Italiana. Così definiscono lo sbarramento del Numero Chiuso gli studenti in protesta davanti alle sedi universitarie in cui lo scorso 5 settembre ha avuto luogo il test di ingresso alle facoltà di Medicina. Un sistema, quello del Numero Chiuso, che, secondo un numero sempre maggiore di “contestatori”, non riesce a garantire la meritocrazia – necessaria per premiare chi ha davvero tutte le qualità per diventare un medico di livello – e il giusto e sufficiente innesto di forze fresche in un Servizio sanitario composto da un personale sempre meno numeroso e sempre più spremuto.
Per qualcuno, come Paolo Spena, studente e membro del Fronte della Gioventù Comunista, il Numero Chiuso viola anche un altro principio: quello della giustizia sociale: «Stiamo manifestando qui a Roma – dice ai nostri microfoni –, così come stiamo protestando anche nelle Università di tutto il resto d’Italia, per dire no al Numero Chiuso e all’Università di classe che questo Governo e l’Unione Europea vogliono costruire. Ogni anno, per giustificare questo sistema, si torna a parlare di premio al merito. Si usa sempre questo slogan ma non si tiene conto delle disuguaglianze di natura economica che esistono tra i vari candidati e che inevitabilmente vanno a condizionare l’andamento di questo test. Non si tiene conto – continua Spena – che chi viene dai prestigiosi licei del centro o da scuole private è senza dubbio avvantaggiato rispetto a chi ha frequentato istituti professionali, scuole considerate di serie B, di periferia. Non si tiene conto che c’è chi prepara questo test con corsi privati che arrivano a costare anche 3mila euro, mentre altri sono costretti a lavorare per pagarsi gli studi e il test lo prepara studiando la notte. Per questo ci chiediamo: se non partiamo tutti dalle stesse condizioni, dove sta il merito?». Il risultato di questo sistema, secondo Spena, è che «viene fatta una selezione di classe». La soluzione? «Un’Università pubblica, gratuita e accessibile a tutti, che sia fatta per gli studenti e non sia asservita agli interessi privati».
«Noi pensiamo che il Numero Chiuso, oltre a ledere il diritto allo studio, rappresenti un grande danno per il nostro Paese». A parlare, questa volta, è Andrea Torti del Link Coordinamento Universitario, che ai nostri microfoni aggiunge: «Ogni anno i posti disponibili nelle facoltà di Medicina vengono ridotti, così come le borse di studio nelle scuole di specializzazione. Tutto ciò – spiega Torti – porta necessariamente ad un peggioramento della sanità pubblica italiana. E così come abbiamo manifestato sotto il Consiglio Regionale del Lazio per chiedere l’aumento del numero delle borse di specializzazione, oggi manifestiamo qui per chiedere più posti a Medicina e l’abolizione definitiva del Numero Chiuso». Lo slogan del Link Coordinamento Universitario è “medici in estinzione”. Ed effettivamente, un problema nel ricambio generazionale del personale sanitario sembra esserci: «È cosa nota – conclude Torti – che in 10 anni verranno a mancare più di 60mila medici. La popolazione invecchia e le necessità sanitarie aumentano. Tutto ciò rappresenta un colpo fatale alla sanità pubblica nel nostro Paese».