Dopo le segnalazioni di irregolarità tanti studenti stanno valutando di agire per tutelarsi. Secondo Maria Grazia Valsecchi, direttrice del dipartimento di Medicina e Chirurgia dell’Università Bicocca di Milano, «il test può essere sempre migliorato. Di sicuro allo stato attuale una selezione va fatta, essendoci il numero chiuso»
A pochi giorni dal test di accesso alla facoltà di Medicina scatta tra gli studenti la “corsa al ricorso”. Ad alimentare dubbi e sospetti soprattutto i dati emersi da un’analisi di Google trends secondo cui nella notte precedente l’esame sono stati registrati picchi di ricerca su alcuni argomenti comparsi la mattina seguente nelle domande del test.
Errori e irregolarità sono stati segnalati in tutta Italia tanto che Consulcesi, network legale leader nella tutela dei medici, segnala che sono già centinaia le segnalazioni raccolte sul portale www.numerochiuso.info, sui canali social e dai consulenti presenti fisicamente in diverse università in giro per l’Italia.
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Eppure, la macchina organizzativa sembrava aver funzionato bene. «Sono stati oltre duemila i ragazzi che hanno partecipato alla selezione – spiega Maria Grazia Valsecchi, direttrice del dipartimento di Medicina e Chirurgia dell’Università Bicocca di Milano – tutto ha funzionato al meglio, grazie al lavoro di un centinaio di addetti, tra docenti e tecnici». Un copione che si è ripetuto in molti atenei dove è stato svolto un lavoro attento e preciso per garantire al massimo i 68919 iscritti e che però potrebbe non bastare. Ecco dunque che il tanto discusso e discutibile numero chiuso ritorna sotto accusa. «La valutazione è sempre difficile da fare – analizza la professoressa Valsecchi – il test può essere sempre migliorato. Di sicuro allo stato attuale qualcosa che porti ad una selezione va fatto, essendoci un numero chiuso… Quest’anno il test è stato lievemente modificato, valuteremo la soddisfazione anche degli utenti».
Il tema della carenza dei camici bianchi da tempo in Italia è attenzionato. Secondo lei quale potrebbe essere una soluzione percorribile per ridurre il gap rispetto gli altri Paesi Europei?
«Prima di tutto devo dire che quest’anno il governo ha fatto delle azioni per incrementare il numero dei posti in tutte le facoltà del 20% e d’altro canto ha anche dato duemila borse in più alle scuole di specialità perché in realtà il problema è sulle scuole di specializzazione: è in quell’ambito che si sente maggiormente la carenza. Ciò che conta poi è che il sistema sanitario abbia le risorse per assumerli. E qui occorre ancora lavorare…».