Oggi il test per Professioni sanitarie 2021, tanti ragazzi fuori dai cancelli della Sapienza di Roma. Domande più semplici rispetto a Medicina e speranza per le graduatorie. Insieme genitori e ragazzi continuano a chiedere una prova più meritocratica
Escono ordinatamente, confrontandosi oltre le mascherine FFP2 strette sui visi e in cerca dei genitori di fronte all’Università “La Sapienza” di Roma. Sono una parte di quei 70mila candidati che oggi hanno provato il test di ingresso per le Professioni sanitarie 2021. Sperando di diventare infermieri, ostetrici, dietisti, fisioterapisti. Sogni poco distanti, ma bloccati ancora dalla prova da superare per uno dei 30.180 posti a disposizione.
«Erano senz’altro domande fattibili – ci racconta una di loro, che vorrebbe diventare tecnico di laboratorio -, alcune le avevo studiate proprio bene e sono stata contenta di ritrovarle. Penso che tutti otterremo un buon punteggio, quindi per avere quel che uno desidera in graduatoria si dovrà fare molto bene». Quello delle domande era un dubbio legittimo dopo quello che è successo con il test di Medicina 2021. Una domanda annullata e nuove correzioni su quelle che erano state date come risposte esatte. Un caos che ha portato tanti a chiedere notizie sul ricorso, e addirittura a richiedere l’annullamento del test.
«Io ho fatto anche il test di Medicina e non c’è stato paragone: lì c’erano domande ambigue e molto più difficili. Chiaramente anche qui qualche domanda non mi era completamente chiara, ma non in maniera eclatante come si è visto in quel caso», ci racconta un ragazzo che è venuto da Napoli per il test. Il suo sogno resta quello di fare il medico, ma ha partecipato anche al test per Professioni sanitarie 2021 per avere una strada alternativa.
Molti i genitori in attesa di fronte ai cancelli delle università di figlie e figli, fatti entrare poco dopo le 9 del mattino per completare le procedure anti-Covid e i controlli. «Io capisco la sicurezza, ma questi ragazzi sono da ore dentro senza mangiare e io temo che tutto quel tempo possa deconcentrarli prima della prova. Si poteva fare meglio» ci racconta una mamma. «Io non concepisco come si possa sbarrare le strada a un ragazzo a 18 anni con un test che non valuta veramente il merito. Il numero chiuso sta rovinando la sanità nel nostro Paese, con la pandemia mancano infermieri e professionisti e stiamo ancora limitando i posti», ci dice un papà lì presente.
Proprio per questo motivo, come ogni anno, i consulenti del network legale Consulcesi erano presenti davanti agli atenei di tutta Italia per raccogliere segnalazioni. Tanti i ragazzi che si sono fermati chiedendo informazioni sul ricorso per il test di Professioni sanitarie, dopo quanto successo con quello di Medicina. «Siamo presenti per tutelare il mondo sanitario e tutte le persone interessate a intraprendere questo percorso – racconta una delle consulenti -. La sensazione dei ragazzi è di totale sfiducia anche nell’organizzazione di questi importanti appuntamenti che dopo un percorso di studi si arriva a fare carichi di aspettative e di volontà. C’è sicuramente malcontento e stiamo registrando la volontà da parte di molti genitori di partecipare, di fare qualcosa perché ritengono ingiusto che un ragazzo si trovi interdetto nel raggiungere un sogno».
Sessanta domande in 100 minuti, che bastano a giudicare un anno di studio e desideri. Ai genitori non va giù che i tanti sacrifici dei loro figli vengano ripagati così, specie se poi succede che i test siano sbagliati. Anche un solo punto può fare la differenza e in questo caso nulla si dà per scontato. Così come tra i ragazzi continua a serpeggiare il malcontento per le limitazioni del numero chiuso, si chiede un sistema più meritocratico per poter inseguire una carriera che in attesa di realizzazione li tiene spesso sospesi.
«Io trovo ingiusto che tanti miei amici possano fare quello che vogliono e per me tutto dipenda dal test. Io ho già scelto la mia tra le Professioni sanitarie: voglio essere un’infermiera. Una strada che già hanno scelto mia madre e mia sorella, che sento ancora più mia dopo le immagini della pandemia. Spero solo di poterla perseguire». La richiesta di C. è quella di tutti.
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