Lavoro e Professioni 13 Luglio 2020 16:25

Truffe sanitarie nell’era Covid, oltre 200 casi segnalati all’Unità di informazione finanziaria

L’avvocato Vallefuoco, esperto di antiriciclaggio: «Attenzione a reati informatici, acquisti fantasma e enti no profit fittizi. Importante rivolgersi ad operatori qualificati e verificare certificazioni dei fornitori»

di Federica Bosco
Truffe sanitarie nell’era Covid, oltre 200 casi segnalati all’Unità di informazione finanziaria

Truffe sanitarie, corruzione ed usura. Sono solo alcuni degli illeciti che si sono generati con l’emergenza sanitaria. La conferma arriva dall’Unità di informazione finanziaria (UIF), organo indipendente istituito presso la Banca d’Italia, che ha individuato alcuni comportamenti anomali che dovrebbero servire da campanello di allarme, come ci spiega Valerio Vallefuoco, avvocato tributarista esperto di antiriciclaggio.

«L’emergenza ha generato una situazione fragile, in cui si sono moltiplicati gli illeciti: frodi o corruzioni sono all’ordine del giorno. Un caso frequente, che si è verificato in questi mesi di lockdown, riguarda forniture di dispositivi di protezione e di apparecchiature medicali non omologati o addirittura mai consegnati» analizza l’avvocato Vallefuoco.

«Il fattore urgenza ha indotto alcuni soggetti a sviluppare delle vere e proprie truffe ai danni di privati o di enti pubblici, garantendo forniture ingenti dietro pagamento anticipato, di tutto o di una parte dell’importo stabilito, salvo poi non far giungere a destinazione la merce acquistata. UIF, GAFI (Gruppo di azione finanziaria internazionale), Commissione Europea e associazioni di banche internazionali hanno mandato degli alert per riconoscere gli eventuali cavalieri banchi che bussano alla porta di società in crisi per salvarle. Se non si sta attenti, facendo i dovuti controlli, si genera il rischio concreto di infiltrazioni».

«Per riconoscere truffe e frodi, gli enti raccomandano precisi controlli. In tal caso – rimarca Vallefuoco – è importante rivolgersi ad operatori qualificati, ovvero con lo standing, il fatturato e l’organizzazione per poter eseguire un ordine. Non solo, il cittadino o l’ente pubblico deve essere in condizioni di poter verificare le certificazioni del fornitore, quindi è importante pretendere le informazioni dai soggetti che vendono i presidi, per essere consapevoli della loro caratura e professionalità di tipo sanitario».

Consigli che purtroppo fino ad oggi non hanno potuto evitare le oltre 200 segnalazioni collegate alla pandemia e giunte all’UIF da parte di banche, assicurazioni e professionisti a partire dal mese di gennaio. In particolare, a seguito del distanziamento sociale, sono aumentati i reati informatici con utilizzo degli strumenti di pagamento elettronico in contesti illegali.

«L’online ha messo in luce due casistiche: la prima sfrutta la domanda di materiale sanitario offrendo prodotti contraffatti e addirittura inesistenti; la seconda punta l’attenzione su un disvalore sociale anche superiore che riguarda le sollecitazioni di donazioni per interventi di beneficenza durante e dopo la pandemia, che di fatto poi non arrivano a destinazione oppure vengono solo parzialmente impiegati per questa giusta causa. Diciamo che il Covid è stato dal punto di vista criminale un’occasione ed è questo il momento di fare molta attenzione».

 

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