Il Parlamentare della Commissione Affari Sociali: «Sull’accesso alla professione dei giovani medici, bisogna trovare la giusta sintesi tra teoria e pratica nel percorso formativo»
Il problema dei turni massacranti si risolve con lo sblocco del turnover e con l’ingresso nel mondo del lavoro di giovani medici accuratamente preparati dall’università italiana.
È questa, in sostanza, la ricetta dell’Onorevole Paola Binetti, membro della XII Commissione (Affari Sociali) della Camera, per risolvere due delle problematiche più sentite ad oggi da parte della classe medica: l’accesso alla professione e l’orario di lavoro. La prima criticità, ovviamente, riguarda chi il camice bianco deve ancora indossarlo, e si appresta a farlo al costo di mille difficoltà relative ad un percorso formativo non sempre lineare. Il secondo problema, invece, riguarda non solo i medici attualmente in servizio, ma anche quelli che lo diventeranno, a meno che non si trovi un modo per applicare una volta per tutte la legge 161/2014, che rende vigente anche nel nostro Paese la direttiva europea 2003/88 sugli orari di lavoro.
Per l’on. Binetti «gli obiettivi da perseguire sono tre: il primo è quello di dare ai sei anni del percorso di laurea un carattere più spiccatamente professionalizzante, il che comunque non significa rinunciare allo spessore della cultura teorica che gli studenti devono in ogni caso raggiungere; il secondo è cercare di ridurre quel periodo, che gli studenti vivono come una sorta di tempo perso, che comincia dal momento in cui si laureano, passa per quello in cui sostengono l’esame di abilitazione e finisce quando fanno l’esame di ammissione alla scuola di specializzazione. Questi tre momenti – continua Binetti – non sono sufficientemente legati tra loro, per cui riteniamo che nel momento in cui l’abilitazione viene conferita a otto giorni dall’esame di laurea, il decisore politico deve stabilire con più chiarezza la data dell’esame di accesso alle scuole di specializzazione, permettendo così un maggior risparmio di tempo e una razionalizzazione dei percorsi; il terzo obiettivo è quello di ricomporre una sorta di unità del sapere, in cui la competenza pratica e quella teorica diventino due facce di un’unica medaglia. Abbiamo bisogno di medici che sappiano prendere le giuste decisioni, sulla base di elementi scientificamente fondati. Serve dunque la giusta sintesi – conclude – di un sapere che si trasforma in un intervento operativo coerente».
I giovani medici sono quelli che, molto probabilmente, andranno a coprire il grosso buco generato dal blocco del turnover. La mancanza di personale è alla base dei turni di lavoro massacranti che gli operatori sanitari sono costretti a subire. In questi giorni l’Italia si è adeguata alle normative europee ma questa problematica di fondo non sembra essere stata risolta.
«Noi abbiamo bisogno di norme transitorie – concorda l’onorevole – per riconoscere alla divisione dei tempi quella razionalità che permette anche di evitare gli errori attribuibili alla stanchezza o le problematiche di comunicazione tra medico e paziente derivanti dallo stress. Con il via libera ad una vera staffetta all’interno del personale che, in questo modo, può prendersi cura del paziente 24 ore su 24, permetteremo anche al medico di essere totalmente presente durante le ore di lavoro».