Il presidente Riccardo Cassi: “Basta tagli e sblocco del turn over”. E sull’obbligo Ecm: “Premiare i più competenti”
Turni di lavoro massacranti e stretta sull’obbligo ECM. I medici italiani stanno vivendo un momento non facile, chiusi come sono dalle esigenze di contenimento di spesa che gravano sulle loro spalle e dalla necessità di ritagliarsi il tempo necessario per aggiornarsi costantemente, pena la cancellazione (come nel caso dei medici competenti).
Sanità Informazione ha incontrato Riccardo Cassi, presidente di Cimo e portavoce dell’Alleanza per la Professione Medica, per chiedergli – a lui che ha in mano il polso della categoria – quali sono le “condizioni di salute” in cui versano, ad oggi, i camici bianchi italiani.
Presidente Cassi, sono tante le problematiche che affliggono i medici italiani, specialmente in questi giorni. Sempre caldissimo però è il tema degli eccessivi orari di lavoro cui sono costretti a sottostare.
È vero. Nel corso di tutti questi anni, a causa dei tagli alla sanità e del blocco del turnover, i nostri camici bianchi si sono trovati ad affrontare quotidianamente turni lavorativi sempre più gravosi. E non è una questione di poco conto. Per gli operatori sanitari l’orario di lavoro e l’organizzazione dello stesso non sono una mera distribuzione d’ufficio: questi elementi rappresentano invece la sicurezza loro e, di conseguenza, di tutti i cittadini. Un operatore sanitario che viene da 24 ore di turno in corsia non è assolutamente nelle condizioni di dare il massimo nel lavoro che fa. I sindacati vanno messi in condizione di tutelare i loro iscritti anche in un ambito così caldo. Ambito che non può essere sganciato dalla necessità di andare a ridefinire un po’ tutto il lavoro del medico all’interno degli ospedali. In questo momento nel nostro Paese si parla solo di tagli e non di quel che fa, o dovrà fare, il professionista sanitario.
Abbiamo visto cosa è successo solo pochi giorni fa in tema di formazione con il ministero che ha tagliato chi non si è messo in regola con i crediti ECM.
L’aggiornamento professionale è assolutamente fondamentale. Per questo motivo è necessario andare a verificare quanti medici effettivamente sono in regola e premiare i più competenti. Bisogna dire basta a questo sistema che sfiora l’assurdo e che invece di facilitare le cose rende tutto più complesso. Per non parlare delle aziende che si interessano soltanto a quanto il professionista riesce a far risparmiare. Molte volte sulla pelle dei pazienti.
Oltre ad essere presidente di Cimo lei è anche portavoce dell’Alleanza per la Professione Medica. Un’attenzione nei confronti della categoria che deve servire anche da stimolo alle istituzioni affinché i camici bianchi vengano tutelati e possano agire per ottenere il rispetto dei loro diritti.
L’alleanza è nata nell’ottobre dello scorso anno con l’obiettivo di difendere la professione da un’aggressione che arriva da più parti. Si cerca in continuazione di sminuire la funzione e il ruolo del medico all’interno del Servizio Sanitario Nazionale. È giusto andare a riconoscere il ruolo di nuove professioni o professioni vecchie che si sono evolute e affermate. Questo processo non può però avvenire a scapito dei camici bianchi. In sostanza accade questo: io Regione decido di far fare ad un’altra figura professionale un qualcosa che, prima, era prerogativa del medico, in modo da spendere di meno. Tutto ciò non deve accadere. Le competenze, le funzioni e il ruolo devono essere correlati a ciò che un professionista è in grado di fare. Qui si parla della salute dei cittadini. Smettiamola di parlare solo in termini economicistici: parliamo in termini di risultato, di qualità e di efficacia delle cure. Non solo di efficienza.