Pubblicata in Gazzetta Ufficiale la legge 161 del 30 ottobre 2014 attraverso cui l’Italia si adegua alla direttiva europea 88/2003 CE. Questo avviene con colpevole ritardo.
Fin qui infatti solo ai medici – tra tutti i lavoratori – è stato negato il diritto ad evitare orari di lavoro massacranti. Come se non bastasse per i camici bianchi si profila, comunque, una beffa in quanto le Disposizioni saranno valide solo a partire dalla fine del 2015. Per loro resta comunque aperta la strada dei ricorsi, anche se un recente sondaggio aveva dimostrato che il 78% dei camici bianchi non era a conoscenza di questa ipotesi: ogni professionista può ottenere un risarcimento fino a 80mila euro intentando azioni contro lo Stato e non nei confronti delle Aziende. Tra i medici serpeggia ovviamente malcontento, ma anche voglia di far valere i propri diritti come sentiamo in questa interviste. Ai microfoni di Sanità Informazione la dottoressa Pennisi, specializzata in Chirurgia Generale.
Il tema degli orari di lavoro comincia a farsi forte per i medici. Grazie ad una sentenza europea i medici hanno oggi la possibilità di fare ricorso nei confronti dello Stato per le ore di lavoro in più, e di ottenere un rimborso. Una novità importante, anche alla luce di tutte le “tegole” che attualmente stressano i professionisti della sanità.
Di certo è una novità che troverà d’accordo la maggior parte di noi. Con i carichi di lavoro che abbiamo, è la nostra coscienza spesso a dirci di fermarci al lavoro delle ore in più rispetto a quelle previste dal contratto. In ospedale non si può certo timbrare il cartellino e andarsene; ma spesso tutte le ore lavorate in più non vengono retribuite. Sono ore in più a cui nessuno di noi bada e, se c’è una azione finalizzata ad ottenere un giusto riconoscimento, ben venga.