Si avvicina un “autunno caldo” per i medici tra annunci di sciopero e tavoli di trattativa col Governo. Intervista al responsabile Sanità Pd, l’onorevole Gelli: «Risorse da incrementare»
Tagli o no alla sanità? Il premier Matteo Renzi aveva acceso le polemiche con le sue dichiarazioni. Il nuovo aggiornamento del Def prova a stemperarle. Ma solo evocare i termini “definanziamento”, “mancato incremento”, “tagli lineari” o “risparmi” non lascia tranquilli sindacati e medici, più propensi a ragionare su quei numeri che rendono sempre più difficile la professione.
Così un ottobre di fuoco è già alle porte con una mobilitazione generale dei medici proprio mentre il sottosegretario alla Salute Vito De Filippo, convoca il 14 le parti sociali al Ministero per cominciare a discutere del rinnovo del contratto. Il Governo studia le misure da adottare, ma il responsabile sanità del Pd, l’onorevole Federico Gelli, pone l’attenzione anche sulla necessità di arginare il problema dei turni massacranti.
Si discute sui tagli alla sanità, qual è la posizione del Pd?
«L’orientamento, per il nostro partito, è che non ci devono essere tagli. L’anno scorso, per l’attuale legge di stabilità in accordo tra Stato e Regioni, si è previsto il “non incremento” per 2 miliardi 300 milioni del fondo. In tutta la PA sono previsti tagli, nella Sanità invece, semplicemente non c’è stato l’incremento per motivi di finanza pubblica. Le Regioni e il Ssn hanno già dimostrato un contributo importante alla finanza pubblica, rinunciando a quell’incremento. Non credo che anche quest’anno sia possibile non incrementare il fondo. E’ chiaro che dev’essere garantito l’attuale, ma anche l’incremento del fondo così come previsto dal Patto di stabilità. Ovviamente questo non significa che non dobbiamo continuare a lavorare per eliminare gli sprechi e le inefficienze, anzi tutto quello che riusciremo a recuperare deve essere reinvestito nel servizio sanitario per migliorarne la qualità».
Nel frattempo però chi lavora sul campo, cioè i medici, lanciano segnali di insofferenza, soprattutto per i turni massacranti cui sono sottoposti.
«E’ verissimo. La questione delle risorse umane, delle professionalità che operano all’interno del sistema è un nodo fondamentale. Anche per questo il fondo nazionale deve essere aumentato, credo che il 2016 sia il momento propizio, come ho scritto nella mozione approvata in Aula pochi mesi fa dove si richiamò l’attenzione del Governo a fare le scelte dovute per il rinnovo contrattuale, per il pagamento degli straordinari, per l’eliminazione della precarizzazione in molti servizi delicati del nostro Ssn. Risorse in più servono anche per questo, oltre che per una scommessa molto importante: aggiornare il tariffario e i Livelli essenziali di assistenza. Non è possibile mantenere dei criteri ormai vecchi. Anche intervenendo su questo si riqualificherà il sistema, come ci chiedono i cittadini».
Altro momento di confronto importante è la cabina di regia sul rinnovo contrattuale. Lei è stato tra i pochi a non aver commentato la “lettera di Ferragosto” del sottosegretario Vito De Filippo. Pensa che si sia intrapresa la strada giusta?
«È arrivato il momento di dare un segnale al mondo delle professioni sanitarie. Dopo tanti anni, tutta la PA, soffre proprio per i mancati rinnovi, e per questo dobbiamo avere una particolare attenzione al riguardo. Ben vengano ora le iniziative che vanno in questo senso. Abbiamo più volte tentato di introdurre la quarta area contrattuale che soprattutto nel ruolo unico delle Regioni credo rappresenti un contributo importante di semplificazione di chiarezza e di valorizzazione per i professionisti».