Il presidente della Fondazione Italia in Salute Federico Gelli al Governo: «Istituire un Fondo pubblico nazionale indennizzi per tutelare i professionisti»
Istituire un Fondo indennizzi e migliorare il coordinamento tra gli attori del sistema per gestire al meglio situazioni impreviste future di emergenza. Poi, accelerare con la digitalizzazione del SSN e rispondere alla carenza «insopportabile» e strutturale di personale sanitario. Sono le principali proposte emerse questa mattina dal convegno della Fondazione Italia in Salute che si è svolto nello splendido Palazzo del Grillo a Roma. All’evento hanno partecipato illustri relatori e rappresentanti del mondo scientifico e delle istituzioni.
L’altra notizia emersa dal convegno è stata annunciata dal ministro della Salute Roberto Speranza che, in videocollegamento, si è detto convinto che «i decreti attuativi della legge Gelli presto saranno approvati e definitivi, in maniera tale da dare seguito all’impianto di riforma che era stato messo in campo».
Soddisfatto Federico Gelli, presidente della Fondazione Italia in Salute: «Questa è una bellissima notizia – ha concluso -, siamo felici che l’abbia detto il ministro al nostro convegno. Ho parlato anche con il presidente Fedriga, mi ha assicurato che c’è il via libera anche dalla conferenza delle Regioni. A questo punto aspettiamo solo la firma dei decreti».
Gelli ha aperto la giornata ricordando la forza del SSN: «I principi cardine che lo caratterizzano – equità, uguaglianza e universalità – ci hanno permesso di fronteggiare una situazione inaspettata». Ma il sistema ha mostrato anche punti di debolezza: «Carenza di assistenza territoriale, carenza di piani di maxi-emergenza regionali e nazionali e piani pandemici, sottofinanziamento del SSN. E ancora, un’eccessiva differenziazione tra regioni e una grave carenza di professionisti sanitari soprattutto in prima linea, dal pronto soccorso all’emergenza-urgenza».
Medici e infermieri, negli ultimi due anni «sono passati da “eroi” a “vittime”» ha detto Gelli. Una delle strategie a tutela del personale sanitario che arriva dalla Fondazione è, come detto, l’istituzione di un Fondo pubblico nazionale indennizzi, già esistente in Francia. «Il Fondo è pensato per coloro che hanno subìto un danno in circostanze tali per cui è difficile individuare un responsabile tra i professionisti sanitari: infezioni in ambito ospedaliero, reazioni avverse ai farmaci, cadute dalla barella». Importare un meccanismo simile in Italia, nei fatti, completerebbe l’impianto normativo già previsto della legge n. 24/2017 (legge Gelli) sulla sicurezza delle cure e la responsabilità professionale per gli esercenti le professioni sanitarie.
La pandemia ha inoltre messo in luce le criticità dell’assistenza territoriale. Gelli ha quindi proposto di creare un coordinamento tra la Protezione civile, il numero unico di emergenza 112 e i servizi sanitari regionali con l’obiettivo di pianificare le situazioni inaspettate e di emergenza.
Inoltre, ripensare il numero programmato per entrare a Medicina è una delle strategie suggerite dalla Fondazione al Governo per contrastare la carenza medici. «Il numero di aspiranti medici e di specialisti dovrebbe essere proporzionale all’effettivo fabbisogno richiesto dalle Regioni» ha spiegato Gelli.
Infine, un altro punto su cui ha battuto Gelli riguarda la digitalizzazione del Ssn e la necessità di potenziare la sanità digitale. «Durante la pandemia, se non ci fossero stati i sistemi di comunicazione digitale, il Paese intero si sarebbe bloccato – ha aggiunto ai nostri microfoni -. Tutelare gli operatori sanitari che hanno la possibilità di poter mostrare le loro competenze e capacità in termini di teleconsulto, telediagnosi e teleassistenza e a supporto di altri professionisti a distanza, è una necessità non rinviabile. Già la legge 24/2017 prevede che il professionista sia tutelato nello svolgimento di un’attività professionale con i mezzi digitali, avevamo visto lontano».
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