Rossetto (FLI): «Necessario un intervento logopedico preventivo tra le persone che vivono in una condizione di svantaggio socio-economico: la maggior parte dei minori che commettono reato sono analfabeti funzionali»
Quasi tre italiani su 10 sono analfabeti funzionali, ovvero non sono in grado di usare in modo efficace le abilità di lettura, scrittura e calcolo nelle situazioni della vita quotidiana. L’analfabetismo funzionale è un’incapacità che, nella pratica, si traduce in insufficienti comprensione, valutazione e riutilizzazione delle informazioni in cui ci si imbatte durante la vita sociale e individuale di tutti i giorni.
«È analfabeta funzionale ben il 28% degli italiani – dice Tiziana Rossetto, presidente FLI, la Federazione Logopedisti Italiani -. Ovvero, questa percentuale di popolazione non è in possesso delle abilità necessarie a comprendere del tutto e usare le informazioni quotidiane che ha a disposizione. E come se non bastasse – aggiunge la presidente Rossetto – il dato del Belpaese è uno dei peggiori d’Europa». I logopedisti italiani hanno lanciato l’allarme pochi giorni fa, in occasione della Giornata dell’alfabetizzazione 2022: «Non basta acquisire le abilità strumentali del leggere, scrivere e far di conto, ma è necessario che sia concesso a tutti gli individui di accedere anche quelle conoscenze e competenze minime che gli consentano di partecipare in modo attivo e consapevole alla vita – aggiunge la logopedista -. E per far questo è necessario un intervento socio-sanitario mirato e multidisciplinare che coinvolga le fasce più fragili e disagiate della società».
L’analfabetismo funzionale non è una novità. «Già nel 1984 l’Organizzazione Mondiale della Sanità aveva lanciato l’allarme. Poi, due decenni dopo, i dati Ocse hanno confermato la drammaticità della situazione. Più di recente una ricerca condotta dalla Federazione dei Logopedisti Italiani, in collaborazione con alcuni colleghi inglesi, ha evidenziato che il problema è tutt’altro che risolto. In particolare, il nostro studio si è soffermato sull’analisi della relazione tra analfabetismo funzionale e criminalità minorile. I risultati italiani, sovrapponibili a quelli inglesi, hanno dimostrato che la maggior parte dei minori che commettono un reato hanno abbandonato la scuola e sono privi di quelle capacità che gli permettono di comprendere e valutare appieno la realtà. Sono, in altre parole, analfabeti funzionali. Per questo, affinché sia garantita una piena ed efficace reintegrazione di questi individui nella società, è necessario un intervento socio-sanitario mirato che, tra gli altri, preveda anche l’intervento del logopedista».
«La nostra categoria professionale, dunque, non dovrebbero essere chiamata in causa solo in presenza di disturbi specifici, come possono esserlo quelli dell’apprendimento (i DSA comprendono dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia), ma anche, preventivamente, tra le persone che vivono in una condizione di svantaggio socio-economico», sottolinea Rossetto. Ma non è tutto. Affinché chiunque possa essere parte attiva, integrante e integrata della società è necessario che aggiorni di continuo le sue conoscenze e competenze, in primis quelle digitali che sono soggette a continua evoluzione. «Da non tralasciare – conclude Rossetto – nemmeno l’alfabetizzazione emotiva, indispensabile per nutrire valori, sentimenti, rispetto e tolleranza per le diversità e le differenze e per contrastare la violenza verso i più fragili».
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