Un nuovo studio ha individuato la correlazione tra cattiva salute orale e decadimento cognitivo, Cittone (igienista dentale): «La presenza di periodontite conclamata, perdita di uno o più denti, tasche gengivali profonde e perdita di osso alveolare si sono rivelati associati ad una peggiore salute cognitiva, con un rischio 1,5 volte superiore rispetto a coloro che godono di una buona salute orale».
La bocca può dirci molto di più di ciò che si comunica attraverso le parole. La salute orale, infatti, è in grado di offrire un quadro molto attendibile del benessere complessivo dell’individuo, del suo stile di vita ed anche del livello socio-economico. Ma se finora gli scienziati hanno correlato soprattutto i problemi cardiaci ed il diabete alla cattiva salute orale, oggi, attraverso un recentissimo studio, i riflettori sono puntati pure sulla relazione tra alcune patologie della bocca, demenza e decadimento cognitivo.
La ricerca, pubblicata sul Journal of the American Geriatrics Society (Asher S. Et al, Periodontal Health, cognitive decline and dementia. A systematic review acne meta-analysis of longitudinal studies, JGS, 2022;1-15) nasce dalla selezione di 47 diversi studi. «I ricercatori – commenta Alice Alberta Cittone, igienista dentale, vice presidente Cda Igienisti Dentali Ordine TSRM-PSTRP – hanno evidenziato come la presenza di periodontite conclamata, perdita di uno o più denti, tasche gengivali profonde e perdita di osso alveolare si siano rivelati associati ad una peggiore salute cognitiva, con un rischio 1,5 volte superiore». Numeri che fanno emergere la necessità di un’educazione della popolazione e di una presa in carico delle fasce più svantaggiate, specialmente tra la popolazione più adulta.
«L’assenza di educazione orale aumenta il rischio di perdita precoce dei denti e apre la strada a stati infiammatori, cattiva nutrizione (anche per le difficoltà di masticazione) e carenza di nutrienti che lentamente determina il deterioramento cognitivo», aggiunge l’esperta. Questi risultati, infatti, insieme agli altri già acquisiti in passato, devono condurre verso strategie che vadano incontro agli anziani in modo che possano avere controlli più frequenti, educazione alla gestione delle protesi e sedute di igiene. «La relazione tra igiene orale e salute cognitiva può essere letta in diversi modi – sottolinea Cittone -, dalla maggiore esposizione ad agenti infettivi di una bocca con malattie gengivali, ad una peggiore alimentazione a causa di disturbi della masticazione, mancanza dei denti o dolore che possono portare a malnutrizione generale e carenze di elementi specifici».
Tuttavia, pur aprendo ad importanti prospettive per lo studio e l’approfondimento delle demenze e del decadimento cognitivo, questo studio ha dei limiti: «Innanzitutto, non è stato possibile tenere conto del trattamento parodontale, della gravità e della durata dell’esposizione – sottolinea Cittone -. In caso di perdita dei denti, il motivo esatto non era noto. A causa della sostanziale variabilità dei test cognitivi e delle definizioni di declino cognitivo negli studi inclusi, non è stato possibile separare in modo affidabile il deterioramento patologico/MCI da altri tipi di declino cognitivo (ad esempio, correlato all’età) che potrebbero non evolvere necessariamente in demenza. Inoltre, gli studi disponibili sul declino cognitivo non hanno specificato chiaramente se la demenza incidente fosse stata esclusa dalla loro analisi. Purtroppo, come sempre accade sulle patologie multifattoriali, creare un legame di correlazione escludendo tutte le altre concause, diventa davvero difficile».
Tuttavia, qualche certezza c’è. «La ricerca ha già confermato in numerosi ambiti la correlazione tra igiene orale e peggioramento o rischio di una patologia con il diabete, con le patologie cardiache e con le terapie oncologiche, questo ci dà una conferma del fatto che una corretta igiene orale è sempre meglio di una assente attenzione al cavo orale», dice Cittone. Queste evidenze potranno essere sfruttate soprattutto nell’ambito della prevenzione, «poiché – sottolinea la professionista sanitaria – da tempo sappiamo come il microbiota incida sulla nostra salute generale e il cavo orale è il distretto iniziale dell’apparato digerente da cui parte tutto. Sicuramente è utile per uno screening più attento della popolazione e per poter, nel tempo, essere sempre più certi delle correlazioni del cavo orale con il resto del corpo».
Oltre che dai dati scientifici, questa correlazione tra salute orale e decadimento cognitivo ha trovato spesso riscontro anche nella pratica professionale quotidiana: «Da clinica – racconta la professionista sanitaria – posso dire che ho sempre riscontrato un miglioramento generale nei miei pazienti con demenza senile, vuoi anche solo perché se la bocca non fa male è più facile alimentarsi e dare il giusto apporto di carboidrati, proteine e grassi al corpo. È importante anche sottolineare come questi studi dimostrino, in ogni caso, quanto sia fondamentale la salute orale e affidarsi ai professionisti dentisti ed igienisti dentali per prevenire e quindi di quanto ancora lo Stato italiano debba lavorare sulla prevenzione come diritto di tutti, visto che ad oggi, a parte rare eccellenze come la Dental School di Torino, chi vuole prevenire deve affidarsi a professionisti nel settore privato, quindi con un esborso economico che – conclude Cittone – non tutti possono permettersi».
Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato