Migliaia di studenti delle scuole superiori si sono riuniti in 21 università italiane per la giornata di formazione e sensibilizzazione sui vaccini. La presidente della Società italiana di immunologia clinica e allergologia: «Gli operatori sanitari devono vaccinarsi e dare il buon esempio»
Ragazzi, vaccinatevi. È il monito che i professori intervenuti all’UniVax Day dell’Università Sapienza di Roma hanno più volte rivolto agli oltre mille studenti degli ultimi due anni di scuola superiore seduti nell’Aula Magna dell’ateneo. Una giornata di formazione e sensibilizzazione sui vaccini organizzata dalla Società italiana di immunologia clinica e allergologia (Siica) che si è svolta contemporaneamente in 21 università italiane.
Semplice il linguaggio utilizzato dai professori, interessanti e mai banali le domande dei ragazzi, che hanno dimostrato di saperne molto di più di quanto ci si aspettasse in tema di vaccini, sistemi immunitari e malattie infettive. Al termine delle relazioni, è stato infatti chiesto loro di rispondere on line ad alcune domande, e le percentuali di studenti che hanno dato risposte corrette erano plebiscitarie. Niente dubbi sul legame tra vaccini e autismo, nessuna domanda sul sistema immunitario sovraccaricato a causa dei vaccini. «Sono tutte fake news senza alcun fondamento scientifico, parole buttate al vento da gente che non ha niente da fare», commenta ai nostri microfoni un ragazzo alla fine del convegno, consapevole del fatto che «i vaccini siano una cosa importante, e l’obbligo necessario».
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Tante invece le domande che i ragazzi hanno rivolto agli esperti per capire meglio il funzionamento del sistema immunitario, soprattutto in gravidanza e nelle persone con immunodeficienze. Ed è proprio questo l’aspetto che più ha colpito Marzia Duse, presidente della Siica, che si dice entusiasta della riuscita della giornata: «Ci ha stupito la curiosità dei ragazzi, che volevano comprendere i meccanismi di difesa dalle malattie attraverso le vaccinazioni».
«Ma il secondo aspetto forse ancor più entusiasmante – prosegue la professoressa – è l’enorme sensibilità che questi ragazzi hanno dimostrato nei confronti delle persone più deboli che non hanno difese, e non possono quindi trarre vantaggio dalle vaccinazioni. È un aspetto che mi ha veramente toccato, perché molti volevano sapere come poter contribuire a difendere e ad aiutare questi ragazzi. È un messaggio di speranza per la società futura, che sarà più sensibile a questi problemi e avrà un maggior senso di responsabilità per la propria salute e per la salute degli altri».
Serve la collaborazione di tutti, infatti, per proteggere dalle infezioni coloro che non sono in grado di combatterle autonomamente. Serve la cosiddetta immunità di gregge, ovvero il 95% di popolazione vaccinata. Una percentuale da cui l’Italia si è allontanata molto negli ultimi anni, anche per colpa di quello scetticismo e di quella paura nei confronti dei vaccini che hanno reso indispensabili l’introduzione dell’obbligo vaccinale e l’organizzazione di manifestazioni come l’UniVax Day.
Ma oltre a rivolgersi ai più giovani, è però importante che messaggi come questo arrivino anche agli adulti, medici compresi: «Noi stiamo facendo un grande sforzo nei confronti degli operatori sanitari, quindi di tutti coloro che lavorano negli ospedali, perché si vaccinino. È un buon esempio che diamo ai nostri assistiti, dimostrando – conclude la professoressa Duse – il nostro impegno a proteggere coloro che vorremmo curare».
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