Il Presidente della Federazione nazionale Ordini veterinari italiani parla anche della nascente Consulta delle professioni sanitarie: «Si occuperà di programmazione, organizzazione, dei contributi alla qualità e all’integrazione dei profili e dei servizi, senza invasioni tra professioni» sottolinea il presidente FNOVI
Il 2020 è stato un anno importante per la medicina veterinaria. In primis per l’introduzione della ricetta veterinaria elettronica, un meccanismo che punta in prospettiva a ridurre l’antimicrobico-resistenza attraverso la tracciabilità del medicinale. Ma anche per l’avvio di un percorso comune con le altre professioni sanitarie iniziato a febbraio al Teatro Argentina di Roma con un ‘manifesto comune’ e destinato a proseguire nei prossimi mesi con l’istituzione della Consulta delle professioni sanitarie, un organismo di consultazione permanente che sta per essere istituito dal Ministro della Salute Roberto Speranza. Un percorso che nasce dall’esigenza di una collaborazione tra professionisti nell’interesse del paziente e dei suoi bisogni, valorizzando le competenze senza alzare steccati e lasciandosi alle spalle le conflittualità. Ne abbiamo parlato con il presidente della FNOVI – Federazione nazionale Ordini veterinari italiani Gaetano Penocchio, che ha anche commentato la recente decisione della Commissione ECM di procedere nel 2020 a una riforma della Formazione Continua: «La riforma dell’Ecm annunciata dalla Commissione Nazionale è una grande opportunità per il sistema salute italiano – ha commentato Penocchio – ora sarà importante orientare questo processo per proporre un aggiornamento rispondente alle reali necessità dei professionisti».
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Si sta per concludere il 2019. Che anno è stato per i veterinari?
«L’anno che sta per finire è stato un anno di grandi cambiamenti, una vera rivoluzione nel settore della sanità animale. Le parlo di ricetta elettronica, di Classyfarm, di veterinario aziendale, di lotta alla antimicrobicoresistenza. Anzitutto l’introduzione della ricetta veterinaria elettronica finalizzata alla tracciabilità del medicinale veterinario. L’obbiettivo non è quello di dematerializzare la ricetta, ma di informatizzarla ovvero far convergere i dati di tutte le prescrizioni destinate ad animali da reddito e agli animali da compagnia in un sistema in grado di registrarli, identificarli, quantificarli, elaborarli, aggregarli, restituendoli come informazioni epidemiologiche, indicatori di analisi e di intervento. L’obiettivo di fondo è quello di contrastare il fenomeno dell’antimicrobico-resistenza. Proprio su questo fronte la categoria si è molto impegnata in un percorso di miglioramento e riduzione dell’utilizzo di antimicrobici con risultati significativi. Ma la riduzione dell’utilizzo di antimicrobici passa dal miglioramento delle condizioni di allevamento, di biosicurezza, di benessere animale. A questo scopo il Ministero della salute ha reso disponibile il sistema informativo di categorizzazione degli allevamenti ClassyFarm che integra informazioni epidemiologico-sanitarie di più banche dati (Anagrafe zootecnica, Sistema Informativo Sanità animale) con quelle prodotte dall’Autorità competente nel corso dei controlli ufficiali e quelle prodotte in autocontrollo dal veterinario aziendale, di nuova istituzione, le cui informazioni contribuiranno a completare il sistema di sorveglianza epidemiologica e categorizzare il rischio nelle aziende zootecniche».
Che obiettivi vi proponete per il 2020?
«Nel 2020 ci aspettiamo la messa a regime delle innovazioni introdotte con le ricadute attese in termini di salute. Servirà adottare un approccio integrato, coinvolgere tutti i soggetti interessati, integrando competenze sanitarie e ambientali, individuare tutti gli aspetti che impattano sulla salute e la sostenibilità dell’allevamento zootecnico definendo uno standard da perseguire su cui far convergere le varie politiche. La sanità pubblica veterinaria deve interessarsi di ambiente, animali e uomini. Questi sono i tre pilastri fondamentali, che fanno la differenza. Il binomio ambiente-salute, la dinamica dei controlli che partono dall’ambiente per garantire il cibo, la tracciabilità, la sicurezza alimentare. Il veterinario del 2020 dovrà essere sempre più un medico che guarda al futuro e riesce a mettersi al centro di una sanità di prevenzione per servire meglio la comunità per la quale vive».
Il ministro Speranza ha annunciato la nomina di una Consulta nazionale delle professioni sanitarie. Che compiti avrà questo organismo?
«La Consulta, proposta dal Ministro della Salute da forma e ruolo ad un coordinamento permanente delle Professioni sanitarie, che nei fatti esiste già. Tutti ricordiamo come lo scorso febbraio i presidenti degli Ordini e delle Federazioni nazionali hanno sottoscritto e presentato a Roma in un primo Consiglio nazionale delle Professioni sanitarie un manifesto sui temi caldi della sanità, dalla spesa al regionalismo differenziato, dalla mobilità ai rischi per la salute alla carenza di personale e servizi, per costruire, per la prima volta tutti insieme, un rapporto continuativo di confronto e di proposte condivise. Va riconosciuto al Ministro di aver colto l’opportunità di dotarsi stabilmente di questo organismo portandolo al Ministero della Salute. I compiti non potranno che riguardare la programmazione, l’organizzazione, i contributi alla qualità e all’integrazione dei profili e dei servizi, senza invasioni tra professioni, per garantire la salute dei cittadini in maniera uniforme e omogenea in tutto il Paese».