La Federazione Nazionale Ordini Veterinari Italiani si appresta a celebrare il Consiglio Nazionale a Roma, dove verrà presentato l’istant book “Questione pandemia: emergenza o convivenza?”. Il Presidente chiede la riforma delle scuole di specialità e retribuzioni alla stregua dei medici specializzandi impegnati negli Ospedali
«Nel PNRR c’è un ampio coinvolgimento della medicina veterinaria in quattro delle sei Missioni del Piano. Sul fronte del territorio, l’ultimo step è quello di completare il sistema di sorveglianza epidemiologica affiancando al controllo ufficiale (esercitato dall’Autorità competente) l’autocontrollo sulla produzione primaria, eseguito dal veterinario aziendale». Parola di Gaetano Penocchio, Presidente della FNOVI, Federazione Nazionale Ordini Veterinari Italiani, che in una intervista a Sanità Informazione tocca diversi argomenti: dalla pandemia su cui la FNOVI ha redatto un istant book dal titolo “Questione pandemia: emergenza o convivenza?” al tema dell’uso in deroga di medicinali per uso umano per animali non destinati alla produzione di alimenti (Decreto 14 aprile 2021) su cui invece la FNOVI ha espresso critiche: «Molto altro si sarebbe potuto o dovuto fare per ridurre i costi del farmaco veterinario, ad esempio, agendo su procedure semplificate di registrazione, sui generici veterinari e sullo sconfezionamento delle dosi», spiega Penocchio. Di tutto questo e di molto altro si parlerà al Consiglio Nazionale FNOVI che si svolgerà dal 9 all’11 luglio a Roma.
«È il primo Consiglio nazionale in presenza dopo molto tempo. Molti gli argomenti da dibattere a partire dalla Professione post pandemia, fino alla Rivoluzione verde e transizione ecologica, con approfondimenti in tema di Economia circolare e agricoltura sostenibile, per arrivare al Sistema di qualità̀ nazionale per il benessere animale».
«Pur comprendendo la ratio alla base delle scelte adottate, il DM in parola presenta molte criticità. Con questa norma si è inteso modificare la cascata introducendo il costo come elemento di decisione della terapia, realizzando nei fatti un conflitto tra le regole esistenti e la variabile “minor costo del farmaco veterinario”. Il conflitto diventa irrisolvibile nell’Allegato al DM che non chiarisce le indicazioni sull’uso in deroga e se possibile aumenta la confusione di fatto non mettendo a disposizione del sistema uno strumento utile a perseguire l’obiettivo atteso. Molto altro si sarebbe potuto o dovuto fare per ridurre i costi del farmaco veterinario, ad esempio, agendo su procedure semplificate di registrazione, sui generici veterinari e sullo sconfezionamento delle dosi, sull’IVA applicata, sulle detrazioni fiscali dedicate».
«Il book è strutturato in una serie di contributi/interviste di virologi, ricercatori medici umani e medici veterinari, divulgatori scientifici, giornalisti e tratta la “questione pandemia”: emergenza o convivenza? La riflessione è relativa all’eventualità che il futuro possa obbligarci ad una sorta di coesistenza, o almeno di coabitazione, con sempre più̀ “ravvicinate” e rinnovate crisi sanitarie pandemiche. È un’eventualità e un’ipotesi allarmante e preoccupante, ora che è sensazione collettiva il fatto che una volta superata l’emergenza da Covid-19, il domani potrebbe rivelarsi altrettanto complicato, con altri virus pronti a diventare pericolosi, pure se la scienza ha le armi giuste per prevenire e combattere. La pandemia che stiamo vivendo e che ha provocato finora oltre 2,5 milioni di vittime nel mondo e oltre 110mila in Italia dovrebbe farci prendere consapevolezza che virus e batteri esistono sul nostro pianeta da miliardi di anni, mentre noi esseri umani probabilmente siamo comparsi appena 2,4 milioni di anni fa. Quando noi ci saremo estinti, loro continueranno ad esistere. Volenti o nolenti, dobbiamo dunque imparare a conviverci. E questo, più̀ che emergenza, sembra che sarà convivenza, come recita il titolo del libro, modificando radicalmente il nostro modello di sviluppo e agendo alla luce della consapevolezza della stretta interconnessione tra la salute delle persone, la protezione dell’ambiente, e la sanità animale».
«Tra gli obiettivi previsti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza trasmesso alla Commissione Ue rinveniamo un forte coinvolgimento della medicina veterinaria interessata in almeno quattro delle sei Missioni del Piano: salute, digitalizzazione, innovazione, rivoluzione verde e transizione ecologica, istruzione e ricerca. In particolare, per la “Missione salute” (Missione 6) sono stati stanziati 20,23 miliardi con l’obiettivo di rafforzare la medicina di prevenzione, nella quale siamo tra gli attori principali. Nell’ottica di una medicina unica che dovrà guidare le azioni del sistema salute, sono da ripristinare gli organici saccheggiati da anni, da ammodernare le dotazioni tecnologiche, da migliorare le competenze tecniche e digitali del personale, è da favorire il trasferimento tecnologico, oltre che da sviluppare la telemedicina Nella Missione 2 “Rivoluzione verde e transizione ecologica” il Piano d’azione sull’economia circolare e il progetto “Dal produttore al consumatore” sono il fulcro dell’iniziativa Green Deal europeo e puntano a un nuovo e migliore equilibrio fra natura, sistemi alimentari, biodiversità e circolarità delle risorse. Per quanto di pertinenza dei medici veterinari la linea di interesse è la strategia “Dal produttore al consumatore”, con l’obiettivo di una filiera agroalimentare sostenibile, migliorando la competitività delle aziende agricole e le loro prestazioni climatico-ambientali, rafforzando le infrastrutture logistiche del settore, riducendo le emissioni di gas serra e sostenendo la diffusione dell’agricoltura di precisione e l’ammodernamento dei macchinari. Agricoltura di precisione sottende una attività medico veterinaria di precisione, ovvero medici con competenze capaci di compendiare salute, benessere degli animali, efficienza della produzione, tutelando la biodiversità, e riducendo al minimo gli impatti negativi della produzione animale. Una integrazione tra allevamento e ambiente. Troviamo il nostro ruolo anche nello “Sviluppo di una filiera agroalimentare sostenibile”. L’obiettivo per quanto di nostra competenza è intervenire sulla logistica dei settori agroalimentare, pesca e acquacoltura. Tra gli interventi la garanzia di tracciabilità dei prodotti e la riduzione degli sprechi alimentari, argomento da tempo all’attenzione degli assetti culturali della nostra Categoria. In termini economici è necessario migliorare la capacità di stoccaggio delle materie prime, al fine di preservare la differenziazione dei prodotti per qualità, sostenibilità, tracciabilità e caratteristiche produttive e potenziare la capacità di esportazione dell’agroalimentare italiano. Saremo impegnati nella innovazione del settore alimentare. In un’ottica di economia circolare, l’investimento include l’ammodernamento della lavorazione, stoccaggio e confezionamento di prodotti alimentari, con l’obiettivo di migliorare la sostenibilità del processo produttivo, ridurre/eliminare i rifiuti e favorire il riutilizzo a fini energetici. Relativamente alla seconda domanda ovvero alla medicina territoriale, i medici veterinari sono già sul territorio, a fianco e dentro le aziende zootecniche. Certo è che, nell’obiettivo di completare il sistema di sorveglianza epidemiologica e di classificare gli allevamenti in funzione del “rischio”, al controllo ufficiale (esercitato dall’Autorità competente) va affiancato l’autocontrollo sulla produzione primaria, eseguito dal veterinario aziendale, così come previsto del DM 7 dicembre 2017. I dati conseguenti, inseriti nel big data Classyfarm, consentiranno azioni di governo e programmazione delle azioni di sanità pubblica veterinaria. Questo dovrà avvenire senza scorciatoie o surroghe».
«Siamo il Paese con il maggior numero di corsi di laurea e il maggior numero di medici veterinari in rapporto agli abitanti. Ciononostante, dal territorio arrivano segnalazioni di difficoltà nel rinvenire medici veterinari. Fuori da analisi puntuali e riflessioni sociologiche da anni ci poniamo al tavolo del MUR, dove con il Ministero della Salute si programmano gli accessi ai corsi di laurea, con la massima disponibilità possibile. La programmazione dallo scorso anno coincide con la disponibilità di ricezione delle sedi universitarie. Per rispondere alla seconda domanda vale evidenziare in medicina veterinaria la situazione è completamente diversa da quella da tempo evidenziata in medicina umana. I fabbisogni formativi del personale del SSN (circa 5mila medici veterinari su quasi 35mila sono impiegati nel Ssn) passano dalla acquisizione di un diploma di specialità. Le scuole di specialità vanno riformate, i medici veterinari specializzandi impiegati nelle Azienda sanitarie e negli Istituti zooprofilattici vanno impiegati e retribuiti alla stregua dei medici specializzandi impegnati negli Ospedali. Resta il fatto che i medici veterinari che dispongono dei requisiti per l’ingresso al Ssn sono in numero adeguato».
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