Un equo indennizzo per le famiglie dei camici bianchi deceduti in prima linea e per chi dal virus ha avuto danni permanenti. Il presidente Rossi: «Ci chiamano “eroi” ma non fanno nulla»
Un indennizzo di 100 mila euro per i medici colpiti gravemente da Covid-19 e per le famiglie di quelli che ne sono morti. La richiesta arriva dall’Ordine dei Medici di Milano e domanda al governo «uno sforzo per sottolineare concretamente coraggio, lealtà e alta professionalità di chi non si è sottratto alla prima linea». Un rischio elevatissimo specie per i primi mesi di pandemia, in cui del virus non si conosceva quasi nulla e l’emergenza si affrontava come «un vero campo di battaglia».
«Ci vuole un indennizzo che ripaghi, almeno formalmente, tutto il personale sanitario, medico e paramedico», ha chiarito Roberto Carlo Rossi, presidente dell’Ordine milanese e a capo del Sindacato nazionale autonomo medici della Lombardia. «Una richiesta di solidarietà sociale» l’ha definita, per tutti i «moderni militi ignoti». Specie con la situazione di mancanza di dispositivi di protezione individuale che si è verificata tra febbraio e marzo. «Al di là di uno stretto rapporto di causa medico-legale – si legge sul comunicato OMCeO – ovvero della precisa individuazione patogenetica circostanziale, ci sembra corretto che si risarciscano i superstiti di chi ha perso la vita o direttamente chi ha contratto il virus con conseguenti lesioni permanenti».
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L’Ordine milanese muove questa richiesta dalla consapevolezza di una concreta possibilità di realizzazione di una legge in questo senso. Specie alla luce di «insufficienza e inadeguatezza delle coperture assicurative destinate al personale medico-sanitario». Andranno valutati il reperimento dei fondi e le condizioni di accesso, ha ribadito Rossi, ma: «Il nostro compito è quello di avanzare proposte concrete per tutelare i medici e un primo passo il Consiglio lo ha compiuto».
In un’intervista sul quotidiano Libero il presidente ha aggiunto parole più dure. «Non avevamo neanche le mascherine – ha ribadito – e la colpa non è certo nostra. In certi momenti la catena di comando è stata schizoide: un giorno il governo diceva una cosa e il giorno dopo un’altra. A livello centrale veniva emanata una direttiva, e le regioni procedevano in modo diverso. A marzo abbiamo lavorato nel caos più totale». Ha aggiunto, inoltre, che in Italia la percentuale di personale sanitario contagiato sfiora il 13%, molto alta rispetto alla Germania dove sfiora invece lo zero.
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«Tantissimi colleghi hanno subito danni permanenti: chi ha avuto una polmonite interstiziale doppia, anche se fortunatamente se l’è cavata, non starà molto bene tra una decina d’anni, con una fibrosi polmonare», ha ricordato. A questo di aggiunge la questione “bonus”, ritenuti insufficienti. «L’Enpam – ha fatto presente Rossi – ha messo a disposizione mille euro per i liberi professionisti che hanno avuto un calo del fatturato. Poi c’è il bonus di 600 euro per il personale sanitario contagiato. Si tratta di una somma una tantum. La verità è che chi ci ha chiamato “eroi”, oltre ad aver speso tante belle parole, non ha fatto niente».
Anche il consigliere OMCeO Milano, Giuseppe Daleo, è intervenuto: «Etichettati come eroi, anche se nella concretezza della realtà con pochi onori. L’Ordine avverte naturale la necessità di contemplare legislativamente questa norma di equo indennizzo, da corrispondersi per esempio nel consolidato canovaccio della Pensionistica Privilegiata di Stato». Ora si auspica una risposta «ampia e positiva e una rapida evoluzione», che dimostri la riconoscenza dovuta.
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