Una targa con il Giuramento d’Ippocrate e un ulivo i simboli scelti per ricordare i medici deceduti a causa del Covid-19
Una targa con un testo tratto dal Giuramento d’Ippocrate per ricordare l’impegno di tanti medici e odontoiatri che nel corso della pandemia hanno onorato il Codice deontologico sino all’estremo sacrificio è stata scoperta oggi all’esterno della sede dell’Ordine dei Medici di Roma.
Un tributo voluto dal Presidente dell’Ordine Antonio Magi in occasione della Giornata nazionale delle professioni sanitarie che si celebra il 20 febbraio, giorno dell’anniversario della scoperta del primo caso di Covid a Codogno, assurto a solennità civile dopo l’approvazione di una legge ad hoc in Parlamento. Per ricordare tutti questi colleghi l’Ordine di Roma ha deciso di piantare anche un ulivo, pianta dall’alto valore simbolico di pace e rinascita.
Alla cerimonia diverse le autorità presenti: da monsignor Paolo Ricciardi, Vescovo responsabile per la pastorale della diocesi di Roma, a Pierpaolo Sileri, Vice Ministro uscente della Salute, dal Presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici Filippo Anelli all’assessore alla Sanità del Lazio Alessio D’Amato.
In Italia sono più di 310 i camici bianchi che hanno perso la vita nel corso dell’ultimo anno a causa del Covid, un triste elenco che non ha risparmiato Roma e il Lazio. «Abbiamo avuto 19 colleghi che sono deceduti per il Covid. Nel Lazio poi ce ne sono altri tre: uno a Viterbo, uno a Frosinone e uno a Latina. Sei di questi sono liberi professionisti, una buona parte sono medici ci medicina generale, ospedalieri e specialisti» ha spiegato Magi a margine della cerimonia.
La cerimonia è stata anche l’occasione per fare il punto sulla campagna vaccinale che procede anche nel Lazio. «Siamo già nella fase degli over 80, ne abbiamo già vaccinati 65mila» ha spiegato l’assessore alla Sanità del Lazio Alessio D’Amato che, a chi auspica una maggiore velocità, ricorda il limite imposto dall’esiguità delle dosi a disposizione: «Al momento possiamo fare 30mila dosi al giorno ma ne abbiamo a disposizione meno di 10mila. Speriamo che presto si possano produrre i vaccini sul suolo italiano».
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